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Visualizza articoli per tag: giornalismo

Lavoro e sanità sono i settori con più sanzioni privacy nel primo semestre 2023. Se, però, alle sanzioni si sommano prescrizioni e ammonimenti del Garante, la prima piazza è occupata dal giornalismo, seguito da Internet e social.

Telegiornali e testate on line hanno pubblicato il video delle telecamere di sicurezza in cui una donna abbandona un neonato davanti al Pronto soccorso di Aprilia. il richiamo del Garante sul video della mamma.

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La privacy non blocca la pubblicazione di articoli di stampa su uno studente, identificato con nome e cognome, che sui social insulta e minaccia gli insegnanti. Così ha deciso il Garante della privacy, che ha respinto il reclamo presentato da uno studente nei confronti di una testata giornalistica, incolpata di avere diffuso l’articolo a distanza di 5 anni dal fatto.

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Per bilanciare la libertà di informazione e il diritto all’oblio, si può chiederne la deindicizzazione dai motori di ricerca. L’articolo conserva infatti il suo valore di documento storico e come tale deve rimanere accessibile nella sua integrità agli abbonati e a chi dovesse svolgere specifiche ricerche.

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A seguito dei casi che negli ultimi mesi hanno sollecitato l’intervento del Garante per richiamare gli operatori dell’informazione al rispetto della normativa sulla protezione dei dati personali, Federprivacy dedica la Circolare 6-2020 a “Giornalismo e privacy con il Gdpr”, distribuendola gratuitamente a tutti i professionisti e pubblicisti iscritti all’ordine. Nella speciale iniziativa, una sezione dedicata dell’area riservata nel sito dell’associazione con omaggio il massimario “Risposte Privacy”.

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Il Garante per la protezione dei dati personali e il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti si sono incontrati mercoledì 23 marzo 2022 presso la sede del Garante. All’incontro erano presenti il Collegio dell’Autorità, composto da Pasquale Stanzione, Ginevra Cerrina Feroni, Agostino Ghiglia, Guido Scorza, il Presidente e la Segretaria Nazionale dell’Ordine, Carlo Bartoli e Paola Spadari.

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La rincorsa allo scoop mette all’angolo la privacy e stropiccia il diritto di cronaca. La storia, di cui vogliamo trattare, comincia con una iniziale notizia di un esito positivo di un tampone Covid di una ministra, da considerarsi contagiata, notizia diffusa addirittura prima che l’interessata lo sapesse, seguita dalla notizia che si trattava di un falso positivo, con la conseguenza che non c’è nessuna ministra contagiata. In sostanza la notizia iniziale è azzerata, ma, come vedrà chi ha la pazienza di arrivare in fondo a questo articolo, c’è una vera notizia non messa in sufficiente evidenza. Peraltro, il succo della vicenda consente di studiare la legislazione della privacy applicata al giornalismo e la deontologia del giornalista.

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Ritrova i propri dati personali pubblicati su un quotidiano online in una foto che riprende il testamento olografo di una celebre attrice, da poco scomparsa, alla quale aveva fatto da testimone. Non riuscendo ad ottenerne la cancellazione, si rivolge al Garante che sanziona la testata.

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La Cassazione, sentenza n. 6116-2023, detta le regole per il risarcimento del danno in caso di mancata rimozione, da un giornale online, di una notizia non aggiornata relativa ad un procedimento penale. Una notizia, in ipotesi, causa di possibili danni reputazionali per la persona citata. Per la Terza sezione civile, che su questo afferma un principio di diritto, deve ritenersi che "la persistenza nel sito web di una testata giornalistica della risalente notizia del coinvolgimento di un soggetto in un procedimento penale - pubblicata nell'esercizio legittimo del diritto di cronaca, ma non aggiornata con i dati relativi all'esito di tale procedimento - non integra, di per sé, un illecito idoneo a generare una pretesa risarcitoria".

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Il Garante per la protezione dei dati personali stigmatizza il comportamento di alcune testate che nel dar conto della tragica vicenda di Paderno Dugnano hanno riportato foto, nomi e particolari, anche di soggetti minori, eccedenti le pur legittime finalità informative.

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Il presidente di Federprivacy a Report Rai 3

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