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Ordini professionali, uso dei social network nel mirino con regole e sanzioni per la condotta online degli iscritti

Gli ordini professionali mettono nel mirino i social network. Dall'emanazione di regole e linee guida, con la previsione di sanzioni e procedimenti deontologici, alla realizzazione di corsi e workshop, gli organismi di rappresentanza delle categorie hanno alzato l'attenzione sull'utilizzo delle piattaforme social da parte degli iscritti. Sia per controllarli che per aiutarli a migliorare le proprie performance.

L'occhio degli ordini sui social

L'ultimo in ordine di tempo è stato il Consiglio nazionale dei commercialisti che, con una nota diffusa lo scorso 30 marzo, ha informato gli iscritti di aver modificato il proprio codice deontologico apportando una modifica all'articolo 39 in tema di utilizzo dei social media da parte degli iscritti. In particolare, i commercialisti dovranno agire con rispetto e considerazione e preservare l'immagine e il decoro della professione, assicurando l'osservanza dei doveri di integrità e comportamento professionale nonché il rispetto dei colleghi e degli organi di categoria. Chi non seguirà queste indicazioni potrà incappare in una sanzione disciplinare per la violazione del codice deontologico, che può portare anche alla sospensione dell'attività per un certo periodo di tempo. Discorso simile per quanto riguarda i consulenti del lavoro: un utilizzo non corretto dei social potrà portare a una sanzione disciplinare, con gli ordini provinciali che dovranno vigilare sull'attività degli iscritti.

La Fondazione di categoria ha anche pubblicato, nell'agosto del 2019, un report dedicato al rapporto tra deontologia professionale e social. Oltre al controllo, il Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro ha implementato negli ultimi anni una serie di corsi per insegnare ai propri iscritti come utilizzare al meglio i social per promuovere la propria attività professionale.

Un'altra categoria che ha prodotto linee guida per il comportamento social degli iscritti è quella degli infermieri: la Fnopi, Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche, ha infatti pubblicato a ottobre 2018 un documento, il cui obiettivo finale è quello di ricordare che «ogni comportamento che leda la professione e l'immagine dei professionisti attraverso i social sarà punito» e che «la rappresentanza professionale si impegna a essere guida ed esempio per un buon uso dei social». Il documento indica una serie di punti cardine da seguire, dal rispetto della privacy dell'assistito al mantenimento dei confini professionali anche online, fino a disciplinare il rapporto con altri professionisti e con l'organizzazione.

La necessità di definire delle linee guida social è stata evidenziata anche dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici e degli odontoiatri (Fnomceo), che è al lavoro per produrre un documento sul tema. Intanto, l'attenzione della Federazione è incentrata sulla lotta alle fake news e alla veicolazione di immagini e video di pazienti in ospedale: sono state poste in essere una serie di campagne di comunicazione e a inizio pandemia è stata inviata una lettera agli ordini locali per assicurare un'attenzione ancora maggiore sul tema.

C'è poi l'aspetto della pubblicità online, particolarmente sentito per quanto riguarda gli avvocati. Nell'ottobre del 2015, a proposito, il Consiglio nazionale forense ha modificato l'articolo 35 dell'ordinamento professionale (legge 247/2012), relativo al «dovere di corretta informazione». Il legale, visto il nuovo articolo, potrà utilizzare qualsiasi mezzo per promuovere la propria attività rispettando i doveri di verità. correttezza, trasparenza, segretezza e riservatezza, facendo in ogni caso riferimento alla natura e ai limiti dell'obbligazione professionale. Non possono essere inoltre fornite informazioni comparative con altri professionisti.

Fonte: Italia Oggi Sette del 26 aprile 2021

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