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Inviolabile la mail aziendale dei giornalisti


Il giornale non può aprire l'account di posta elettronica aziendale dei giornalisti. Anche dopo il Jobs Act il datore è legittimato a raccogliere informazioni dagli strumenti che il dipendente usa per svolgere la prestazione soltanto se rispetta le norme del codice privacy e dello statuto dei lavoratori, come modificate dal decreto legislativo 151/15: diversamente compie un illecito trattamento di dati personali.

E ciò specie se il lavoratore è un giornalista, vale a dire un professionista legato alla segretezza delle fonti (tutelata peraltro dall'articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell'Uomo e dalle sentenze Goodwin e Roemen della Corte di Strasburgo). È quanto emerge dal provvedimento 243/18, depositato dal garante per la protezione dei dati personali.

Accolto il ricorso del giornalista contrapposto all'editore in una causa di lavoro. Il primo riceve dal secondo una contestazione disciplinare fondata su messaggi di posta elettronica tratti dalla propria e-mail aziendale, che hanno carattere privato. Ma la società che edita il giornale viola la privacy del professionista: oltre che il dlgs 196/03, infatti, il datore nell'eventuale trattamento deve rispettare l'articolo 4 dello statuto dei lavoratori riformato di recente. E dopo l'avvento del Jobs Act la stessa Cassazione civile ha precisato che «anche in caso di concertazione datore-sindacati mai la tutela dei beni aziendali può dar luogo a controlli a distanza:

la conservazione dei dati integra un'indagine vietata su opinioni e condotte dei lavoratori» (cfr. sentenza 18302/16). Nella specie l'accordo sindacale c'è, l'editore l'ha firmato ma non lo rispetta laddove il testo prevede espressamente che «gli eventuali controlli e verifiche citati nella policy aziendale non potranno avere ad oggetto i documenti, i dati e il contenuto del materiale utilizzato dai giornalisti». E ciò in considerazione «della natura specifica dell'attività giornalistica e della relativa normativa a tutela della salvaguardia della segretezza delle fonti».

Fonte: Italia Oggi dell'11 maggio 2018 - Articolo a cura di Dario Ferrara

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