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Giornata nera ieri a Wall Street per Twitter, che ha perso più del 19% a causa dei conti del terzo trimestre, molto inferiori alle stime del mercato. A pesare sul crollo del social network dei cinguettii, sono la privacy e i risultati deludenti.

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Facebook e le falle nel sistema privacy. Non solo. Ci sono anche le accuse di spionaggio del presidente americano Trump nei confronti di colossi tlc cinesi. I tweet fanno poi il giro del mondo in un baleno con il rischio di potenziali crisi reputazionali che possono così colpire grandi aziende del settore tecnologico e delle telecomunicazioni. Aziende, quest’ultime, in prima linea appunto nella gestione di dati sensibili sulla privacy. Con tali notizie devono fare i conti pure i gestori dei fondi che in queste aziende investono; e i più attenti sono quelli che gestiscono i patrimoni utilizzando il sempre più diffuso filtro della "sostenibilità".

Il Garante per la protezione dei dati personali ha inviato una richiesta di informazioni all’Associazione Crop News Onlus che opera nel settore del rating “reputazionale”.  Secondo notizie di stampa l’Associazione avrebbe promosso il Progetto Virtute 4 Students per sperimentare, nei confronti degli studenti, il rating “reputazionale” elaborato sulla base di algoritmi dalla Piattaforma Mevaluate. Al progetto avrebbe aderito un istituto di istruzione superiore.

Stretta della Cassazione in materia di privacy sulle piattaforme web per la creazione di profili reputazionali. L'algoritmo di funzionamento deve essere conosciuto ed oggetto di un consenso specifico da parte del cliente. Lo ha stabilito la Prima sezione civile, sentenza n. 14381 depositata oggi, accogliendo il ricorso del Garante privacy nei confronti di Mevaluate Onlus. Un'Associazione che si propone di contrastare "fenomeni basati sulla creazione di profili artefatti o inveritieri e di calcolare in maniera imparziale il cd. rating reputazione, in modo da consentire a terzi una verifica di reale credibilità".

La Cassazione torna sulle modalità di manifestazione del consenso per l’adesione alle piattaforme online di rating reputazionale. In particolare, quando si ha a che fare con un sistema di valutazione automatico basato su algoritmi il soggetto deve conoscere il procedimento che conduce al risultato e su questo deve fornire il proprio consenso.

Il presidente di Federprivacy al TG1 Rai

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