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Smart TV, dispositivi connessi, e social: il 50% degli italiani teme gli hacker e crede sia impossibile mantenere la privacy online

La metà degli italiani sono preoccupati per la possibilità che gli hacker possano accedere agli elettrodomestici e device connessi a internet, e il 51% delle famiglie non credono di poter tutelare la loro privacy online mantenendo al sicuro i propri dati personali.

La sovraesposizione digitale nella vita di tutti i giorni è sempre più evidente, e il 36% delle persone trascorre più tempo sui social network che a interagire con amici e comunità, evidenziando un cambiamento nelle dinamiche sociali che merita attenzione.

È quanto emerge dall’ultima edizione dell’EY Decoding the Digital Home Study, analisi condotta su un campione di 1.000 famiglie in Italia e 20.000 a livello globale, che approfondisce le tendenze significative nel comportamento dei consumatori riguardo alla connettività, alla digitalizzazione e alla smart home.

Dalla analisi condotta da Ernst & Young emerge anche una crescente consapevolezza dei rischi associati all’iperconnessione, e i timori dei consumatori sulla quantità di tempo trascorso online sono evidenti. Quattro famiglie su dieci sono preoccupate per il tempo che i membri della famiglia passano online.

Infatti, oltre il 40% dei consumatori italiani cerca di disintossicarsi digitalmente limitando il tempo di utilizzo di smartphone o altri dispositivi connessi. Un segnale chiaro della necessità di trovare un equilibrio tra vita digitale e reale, riconoscendo l’importanza del proprio benessere psico-fisico.

Il 50% degli italiani è preoccupato per la possibilità che gli hacker possano accedere a smart tv, elettrodomestici e device connessi a internet. In generale la sicurezza dei dati è una preoccupazione crescente per i consumatori italiani. Più della metà delle famiglie (51%) ritiene impossibile mantenere al sicuro i propri dati personali online. Solo il 42% inoltre sente di avere il controllo sui propri dati. Tuttavia, il 32% dei giovani è aperto allo scambio di dati in cambio di servizi personalizzati.

L’intelligenza artificiale può impattare sulla fiducia dei consumatori sui contenuti online, con i gruppi più anziani più preoccupati. Il 56% delle famiglie è preoccupato che l’intelligenza artificiale possa influire sull’affidabilità dei contenuti, con una percentuale ancora più alta (62%) che teme il ruolo che “eventuali malintenzionati” potrebbero svolgere nello sfruttare l’IA per creare contenuti artefatti o pericolosi. Oltre la metà delle famiglie (53%) ritiene inoltre che i governi e le autorità dovrebbero fare di più per mitigare i potenziali rischi derivanti dall’uso improprio dell’IA.

Il sovraccarico digitale è pronunciato, con il 42% dei consumatori italiani che cerca attivamente la disintossicazione digitale, limitando il tempo di utilizzo del proprio smartphone o da altri dispositivi abilitati a Internet. I consumatori sono sempre più preoccupati. Più di un terzo delle famiglie assiste (42%) e riceve direttamente contenuti pericolosi (38%) online. Oltre il 60% delle famiglie è preoccupato che i bambini possano accedere a contenuti pericolosi e che le notizie trovate su internet possano essere fake news (63%).

La domanda di azioni per contrastare i contenuti pericolosi è in crescita. Il 40% delle famiglie che ritiene che i governi e le autorità possano fare di più per combattere i contenuti potenzialmente dannosi. Alla domanda sulle azioni che le piattaforme social possono intraprendere da sole, la rimozione di contenuti dannosi (53%) e bloccare l’accesso agli utenti che diffondono tali contenuti (43%) sono in cima alla classifica, seguito da introdurre una verifica più rigorosa dell’identità e dell’età (39%). Inoltre, il 26% desidera che le piattaforme social diano agli utenti un maggiore controllo su ciò che visualizzano. Un passo già riconosciuto nella legislazione emergente in alcuni Paesi.

L’avvento dell’Intelligenza Artificiale generativa (GenAI) sta avendo un impatto significativo tra i fornitori di connettività. A livello globale, il potenziale dei chatbot di ridurre il tempo necessario per risolvere i problemi di installazione e sulle prestazioni è un vantaggio percepito dal 35% dei rispondenti, percentuale che sale al 38% tra le famiglie italiane.

Nonostante ciò, molti consumatori ritengono che i chatbot non siano sufficienti per aggiungere valore. Vorrebbero strumenti più efficaci che combinino le informazioni ricevute dagli assistenti virtuali con i consigli degli operatori.

Generare maggiore fiducia nelle nuove tecnologie che sono alla base degli strumenti di supporto digitale è quindi fondamentale, con il 57% degli italiani che sottolineano che i fornitori di servizi di connettività e contenuti dovrebbero fornire spiegazioni migliori su come utilizzano l’intelligenza artificiale nelle loro interazioni con i clienti.

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Federprivacy è la principale associazione di riferimento in Italia dei professionisti della privacy e della protezione dei dati, iscritta presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MISE) ai sensi della Legge 4/2013. Email: [email protected] 

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