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Ransomware, ora il virus che blocca i dati arriva tramite Pec

Negli ultimi giorni, i ricercatori di Eset Italia hanno individuato un massiccio attacco ransomware tramite PEC pericolose con allegati in grado di infettare il sistema. In questa specifica campagna creata ad hoc per l’Italia, i cybercriminali stanno diffondendo delle Pec su larga scala riconducibili ad aziende “fantasma” in cui si fa riferimento a presunte fatture allegate in formato Pdf. L’apertura di questi file innesca una payload che infetta il sistema ospite con un pericoloso ransomware in grado di codificare tutti i documenti della vittima rendendoli di conseguenza inaccessibili, se non previo pagamento del cosiddetto “riscatto”.

Di seguito è riportato il tipico messaggio distribuito dai criminali a cui nella maggior parte dei casi viene allegato un file PDF infetto:

Buongiorno Allegata alla presente email Vi trasmettiamo copia Pdf di cortesia della fattura in oggetto. Documento privo di valenza fiscale ai sensi dell’art. 21 Dpr 633/72. L’originale e disponibile all’indirizzo telematico da Lei fornito oppure nella Sua area riservata dell’Agenzia delle Entrate”.

Solitamente le PEC vengono utilizzate per comunicazioni sensibili e spesso riservate, tanto da venir considerate l’unica soluzione informatica accettata per la corrispondenza dalla pubblica amministrazione e dagli enti governativi. Tale prerogativa fa sì che gli utenti si sentano più tranquilli nel considerare attendibili questi messaggi, portandoli ad eseguirne senza preoccupazioni i file allegati.

Eset Italia consiglia di porre la massima attenzione anche ai messaggi PEC, di non aprire assolutamente il file “.pdf” o altri tipi di allegato se il mittente è sconosciuto o palesemente “falso”. Se al contrario il mittente fosse noto ma il contenuto della comunicazione risultasse sospetto o simile a quello appena riportato, è opportuno chiedere direttamente conferma di quanto inviato.

Inoltre, come in altri casi simili è necessario:

- Proteggere adeguatamente gli indirizzi email utilizzando una valida soluzione antimalware che integri un motore antispam;
- Cambiare, se non si è già provveduto a farlo, le password dei propri account creandone di complesse e abilitando dove possibile l’autenticazione a due fattori;
- Non utilizzare mai la stessa password per più servizi;
- Provvedere periodicamente al backup del sistema e in particolare dei documenti e dei file più importanti;
- Mantenere costantemente aggiornati il sistema operativo e la soluzione di sicurezza installata.

Fonte:Bitmat

Note Autore

Federprivacy Federprivacy

Federprivacy è la principale associazione di riferimento in Italia dei professionisti della privacy e della protezione dei dati personali, iscritta presso il Ministero dello Sviluppo Economico ai sensi della Legge 4/2013. Email: [email protected] 

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