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Contact tracing, lettera dell'European Data Protection Board alla Commissione europea

L’utilizzo delle app per il contact tracing, ovvero il tracciamento degli spostamenti delle persone finalizzato al contenimento dei contagi da coronavirus, deve essere volontario, non obbligatorio. Lo ha detto la Commissione europea col pieno supporto del Comitato europeo per la protezione dei dati (Edpb, European data protection board).

Il comitato ha scritto in una lettera -  di cui è stato relatore il Garante Privacy italiano – a firma della presidente Andrea Jelinek, che il rispetto delle norme Ue sulla protezione dei dati personali (Gdpr) è un principio inderogabile e nel parere inviato all’esecutivo europeo l’Edpb accoglie con favore l’iniziativa della Commissione di sviluppare un approccio pan-europeo nella lotta all’epidemia di Covid-19, in cui l’utilizzo delle app mobili può essere parte integrante e efficace strumento per la salvaguardia della salute pubblica. Ma l’utilizzo da parte delle persone dovrà avvenire su base volontaria.

“L’Epdb ha ripetutamente affermato che l’implementazione dei principi della data protection e il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali non solo è un obbligo imposto dalla legge ma un requisito per rafforzare l’efficacia di qualunque iniziativa data-based volta a contrastare la diffusione del virus e dare supporto alle strategie di normalizzazione”, si legge nella lettera.

Nel caso le app di contact tracing si dimostrino rilevanti nelle politiche sulla salute pubblica, scrive ancora l’Edpb, queste applicazioni possono raggiungere il massimo dell’efficacia se usate dalla più ampia fetta possibile della popolazione, in uno sforzo collettivo per combattere il virus. Inoltre, servirà omogeneità funzionale, interoperabilità e utilizzo coerente tra tutti gli individuali nell’uso delle applicazioni, pena una mancanza di efficienza. Al tempo stesso, l’Edpb “dà convinto supporto alla proposta della Commissione europea di optare per un’adozione volontaria di tali app, una scelta che dovrebbe essere fatta dalle singole persone in nome della responsabilità verso la collettività.

L’adozione volontaria è associata alla fiducia nei singoli individui, e questo prova ulteriormente l’importanza dei principi della protezione dei dati”. Nelle app di contact tracing occorre minimizzare le interferenze con la vita privata pur permettendo di elaborare i dati utili a salvaguardare la salute pubblica.

L’Edpb nota anche che il fatto di aderire al contact tracing su base volontaria non significa che l’elaborazione dei dati personali da parte delle autorità pubbliche abbia necessariamente bisogno del consenso. In questo caso, infatti, le regole del Gdpr non sarebbero violate, perché esiste una necessità di operare in nome dell’interesse pubblico.

Il comitato europeo scrive ancora che l’attuazione di leggi nazionali che promuovono l’uso volontario della app senza alcuna conseguenza negativa per le persone che non la usano potrebbe essere la corretta base legale per l’impiego di queste app. Anche a livello nazionale, “gli interventi legislativi non andrebbero intesi come strumento per spingere a un’adozione forzata e le persone dovrebbero essere lasciate libere di installare o disinstallare la app come desiderano”.

Fonte: Il Corriere delle Comunicazioni

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