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Educare alla privacy nel contesto della diffusione della cultura digitale
Stante all’ultimo rapporto “Digital Economy and Society Index 2019 (DESI 2019)”, l’Italia si colloca al 24simo posto (su 28 paesi membri dell’Unione Europea, prima della Brexit) in materia di digitalizzazione; ciascun paese é valutato in base al valore di cinque indicatori che contribuiscono a determinarne la posizione in “classifica”. L’indicatore n.2 fa riferimento al “Capitale umano” ed è suddiviso in due sotto-indici: “competenze digitali di base" e "competenze avanzate in ICT”. Rispetto a questo indice, l’Italia si colloca al 26simo posto in classifica, prima delle ultime due, Romania e Bulgaria.
Emergenza Coronavirus, un gruppo di lavoro di 74 esperti per decidere la sorte dei nostri dati?
Sono cresciuto nell’erronea convinzione che nei casi di emergenza occorra snellire i processi decisionali. Un comandante, qualche stretto collaboratore con specifiche comprovate competenze, il coraggio di assumersi le responsabilità, la capacità di sopportare le conseguenze di eventuali errori. Nelle condizioni di necessità e di urgenza un manipolo di soggetti deve capire, scegliere, decidere. Li si dovrebbe contare sulle dita di una mano, pochi, pochissimi, quasi fossero supereroi.
E’ la privacy il nuovo cavallo di battaglia contro il calo di fiducia degli utenti
Secondo l’ultimo rapporto rilasciato da OpSec sul barometro delle abitudini di consumo che ha coinvolto 2.600 utenti nel mondo, nel 2020 il 64% dei clienti che hanno subìto una violazione dei propri dati personali affermano di aver perso la fiducia nel brand da cui avevano comprato, e nel 28% dei casi non vogliono più fare acquisti da quell’azienda, mentre il 55% dei consumatori intervistati sono convinti che le società di e-commerce non stanno facendo abbastanza per proteggere i dati personali dei clienti. Secondo l’osservatorio di Federprivacy, una delle principali cause della crescente diffidenza nei confronti del mercato digitale è la scarsa trasparenza di siti web ed app, che spesso ricorrono a vari espedienti e ai cosiddetti “dark pattern” per indurre gli utenti a rinunciare alla loro privacy.
Garante europeo: privacy ai tempi del Covid-19, richiamo cruciale sul principio di necessità
Dal Garante Europeo della protezione dei dati (Edps, European data protection supervisor) arrivano utili strumenti per l’attività del responsabile della protezione dei dati e del consulente della privacy. La relazione annuale per il 2019 dell’Edps mette in fila, a consuntivo, una serie di strumenti che vanno al di là degli stretti compiti istituzionali del Supervisor europeo (garantire che le istituzioni e gli organi dell'UE rispettino il diritto protezione dei dati) e sfociano in veri e propri tool per chi deve applicare la protezione dei dati in azienda e negli enti pubblici.
Gdpr, bello e impossibile
Quasi impossibile rispettare il Gdpr al 100%, ma le imprese devono cercare in buona fede la strada migliore per rispettare la privacy. Così Secondo Sabbioni, Data Protection Officer dal 2012 del Parlamento europeo, per il quale la collaborazione tra istituzioni e operatori economici è la chiave del successo delle norme sulla protezione dei dati, che non mancano, però, di chiaroscuri.
Gli esperti di protezione dati e le preoccupazioni per l’app Immuni
“La privacy è come la democrazia, un mito”, è un’allusione che ciclicamente si ripropone ogni volta che i fatti spingono questi due concetti – democrazia e privacy – al loro limite, oltre il quale c'è il pericolo per le libertà dei cittadini. A questo giro tocca alla privacy e il tono un po' disfattista della battuta andrebbe declinato in favore del Covid-19, ulteriore occasione per “lasciare a terra” una fetta del diritto alla protezione dei nostri dati personali.
Gli hacker alla Regione Lazio e l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale...
Il sistema di gestione delle vaccinazioni finisce KO, le prenotazioni sono bloccate e tutte le annotazioni per la certificazione si fanno a mano. Un ransomware ha falcidiato i sistemi informatici della Regione che finora aveva brillato per efficienza ed efficacia e che adesso si ritrova archivi e applicazioni inutilizzabili perché l’intero patrimonio informativo è stato crittografato fraudolentemente e reso illeggibile.
Governance dei dati sostenibile e strategie di marketing
Quando si parla di sostenibilità, probabilmente la prima cosa che viene in mente è l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile sottoscritta il 25 settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite. Seppure implicitamente, essa promuove anche il diritto alla privacy, che rientra a pieno titolo nel perseguimento dello sviluppo sostenibile.
Il 2022 sarà un anno complicato per la privacy ma guai a gettare la spugna
"La privacy è stata costruita come un dispositivo escludente, come uno strumento per allontanare lo sguardo indesiderato, per sottrarsi all’occhio del pubblico. Ma l’analisi delle sue definizioni mostra anche le sue progressive trasformazioni che hanno fatto emergere un diritto sempre più finalizzato a rendere possibile la libera costruzione della personalità, l’autonomo strutturarsi dell’identità, la proiezione nella sfera privata dei principi fondamentali della democrazia”.
Il crash di Facebook e l'insostenibile leggerezza dell'oligopolio digitale
Lo scorso 4 ottobre Facebook, Instagram e Whatsapp sono rimasti inutilizzabili per sei ore in tutto il mondo. La misura del disastro digitale la offre, forse meglio di migliaia di parole, il video diffuso via Twitter dal portavoce del governo della Tanzania che invita i cittadini a restare calmi, rassicurandoli sulla rapida riattivazione dei servizi. Parole analoghe a quelle che, probabilmente, sarebbero state utilizzate se una catastrofe naturale avesse reso inutilizzabili la rete viaria, quella elettrica, quella idrica o quella telefonica o tutte queste reti messe insieme.