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La videosorveglianza per la sicurezza urbana va necessariamente gestita nel rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali dei cittadini. Da qualche anno, sempre più spesso si ha notizia di rilevanti fondi statali posti a disposizione dei Comuni per implementare sistemi di videosorveglianza funzionali alla prevenzione ed al contrasto dei fenomeni di criminalità diffusa e predatoria.

Quando il comune investe sulla sicurezza dei cittadini introducendo innovazioni digitali deve valorizzare anche la protezione dei dati personali, effettuando le valutazioni sui rischi che possono essere correlate alla nuova tecnologia strettamente connessa con i sistemi di video controllo. E poco importa se il progetto è stato finanziato dal Viminale e approvato dalla prefettura.

I comuni che installano telecamere per la lettura delle targhe devono ottenere il nulla osta della Prefettura e redigere una valutazione d’impatto privacy. Fondamentale è anche la trasparenza verso i cittadini e la corretta gestione delle informative. Lo ha ribadito il Garante per la protezione dei dati personali con il provvedimento n. 10107263/2024, sanzionando un comune ligure.

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