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Giovedì, 02 Marzo 2023 08:59

La privacy degli ‘ultimi’

«Noi pensiamo di discutere soltanto di protezione dei dati, ma in realtà ci occupiamo del destino delle nostre società, del loro presente e soprattutto del loro futuro». Diceva così Stefano Rodotà. E, naturalmente, aveva assolutamente ragione.

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Le imprese devono realizzare sistemi di sicurezza privacy, prevedendo anche un corridoio speciale inclusivo per le persone appartenenti a particolari categorie di soggetti vulnerabili come i disabili.

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I tempi sono cambiati, anche per l'amministrazione dello Stato, perfino per il fisco. Non si può più relegare la privacy a un perimetro marginale, formalistico, eventuale, perché tutto, ormai, è fatto di dati e regolato attraverso i dati. Ce lo ricorda il parere espresso dall'Autorità Garante per la protezione dei dati personali, con un avvertimento – severo – su due provvedimenti del Direttore dell'Agenzia delle Entrate: uno contenente regole per predisporre, trasmettere, ricevere e conservare le fatture elettroniche, e l'altro sulle modalità di conferimento e revoca delle deleghe per l'utilizzo dei servizi di fatturazione elettronica.

Purtroppo oggi come oggi nell’attuale società della comunicazione e non solo dell’informazione è frequente subire violazioni alla nostra privacy. L’avvento delle nuove tecnologie e del digitale, se da un lato consentono di ottenere tanti vantaggi in termini di semplificazione, efficienza ed economicità dall’altro implicano necessariamente il trattamento di molti dati personali in rete e spesso non si utilizzano le necessarie precauzioni richieste dalla normativa. Quante volte capita di ricevere chiamate commerciali su prodotti che non ci interessano? Quante volte riceviamo SMS o e-mail da società di cui non abbiamo mai acquistato prodotti? In effetti, ogni giorno capita di fornire dati personali: per scaricare una app, per ottenere una carta fedeltà o per acquistare prodotti online…e a volte il soggetto a cui forniamo i nostri dati li utilizza impropriamente e senza il nostro permesso!

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Nella sentenza resa nel caso C-416/23 il 9 gennaio 2025, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha chiarito che ai cittadini non si può limitare di esercitare i diritti sulla privacy impedendo loro di presentare non più di due reclami al mese al Garante per la protezione dei dati personali, così come invece aveva imposto l’autorità austriaca.

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L’eterno dilemma che si pone l’amministratore di condominio: la richiesta del condòmino di visionare questo o quel documento può essere accontentata o si viola la riservatezza? Si rientra nell’esame sul “bilanciamento degli interessi” che per essere gestito necessita di una valutazione che non può prescindere dall’esame della norma ma anche dai principi di minimizzazione e di accountability.

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Non è un caso se nel giro di pochi mesi alcune delle principali istituzioni, europee e nazionali, hanno avuto l'occasione di occuparsi del diritto di accesso dell'interessato ai dati personali. In particolare, ma non solo, mi riferisco alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea (sentenza 12 gennaio 2023, causa C-154/21) alla Corte di Cassazione (sent. 24 febbraio 2023, n. 9313) e l'European Data Protection Board, ( Linee guida 1/2022 adottate il 28 marzo 2023).

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In seguito al decesso di un signore decisamente abbiente si apriva la successione testamentaria dalla quale risultava istituita quale erede la figlia di primo letto mentre la parte disponibile veniva attribuita alla moglie di seconde nozze. Successivamente la figlia veniva a conoscenza dell'esistenza di diverse polizze vita sottoscritte dal de cuius in favore di terzi beneficiari, e di altre ancora intestate a terzi, stimando il valore complessivo di tali investimenti in circa sei milioni di euro.

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La possibilità di esercitare i propri diritti è sempre stato un nodo centrale per il corretto svolgimento della vita sociale. L’impossibilità o la difficoltà di accedere a quello che l’ordinamento ci assicura come una nostra prerogativa, è invero causa di profonda frustrazione. La materia del trattamento dei dati personali non fa ovviamente eccezione e ce ne rendiamo conto ogni volta che un contact center illegale ci telefona e non riusciamo ad ottenere nulla dall’operatore con cui parliamo, né a rintracciare la fonte della telefonata. Ma, come diceva qualcuno, il telemarketing è solo la puntura di spillo in un campo sterminato di situazioni in cui l’orecchio di chi dovrebbe ascoltare la nostra istanza è lontano e spesso difficile da raggiungere.

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L’European Center for Digital Rights dell'organizzazione non-profit noyb.eu fondata dall'attivista Max Schrems, ha pubblicato la relazione sulle proprie attività svolte lo scorso anno: oltre alla presentazione di oltre 40 nuove denunce, il 2023 è stato un anno di varie decisioni di rilievo in casi perorati da noyb che hanno portato a diverse sanzioni significative.

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Il presidente di Federprivacy a Rai Parlamento

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