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L’identità digitale nel metaverso: una nuova realtà con cui misurarsi tra rischi di tracciamento e potenziale perdita di privacy

L’avvento della rete e la sua conseguente evoluzione, si pensi al web 2.0 (ma ormai già si parla di web 3.0) se da un lato ha sicuramente migliorato la nostra qualità della vita in termini di servizi, utilità, comodità, ecc. dall’altro ha inevitabilmente determinato un innalzamento di livello del c.d. cyber risk con una maggiore diffusione di reati comuni che sfruttano lo strumento informatico e la nascita di nuovi reati e nuove insidie che hanno nell’informatica e la telematica la loro genesi.

Michele Iaselli, Coordinatore del Comitato Scientifico di Federprivacy

(Nella foto: l'Avv. Michele Iaselli, Coordinatore del Comitato Scientifico di Federprivacy)

Con l’avvento del metaverso da intendersi come una zona di convergenza di spazi virtuali interattivi, localizzata nel cyberspazio e accessibile dagli utenti attraverso un avatar con funzione di rappresentante dell’identità individuale, la tematica della identità digitale e della sua protezione ha assunto un particolare rilievo. Difatti superando i concetti di realtà virtuale e realtà aumentata, e come evoluzione dell’ubiquitous computing, la costruzione di un essere in presenza attraverso la tecnologia sociale (di cui Second Life può essere considerato la forma prototipica) si avvale dell’interoperabilità fra mondi e piattaforme, in un ambiente di ricerca che crea e interconnette informazioni, soggetti, avatar e oggetti.

Il diritto all’identità protegge un bene specifico, ossia il diritto ad una fedele e completa rappresentazione della personalità individuale del soggetto nell’ambito della comunità, generale e particolare; e seppur è vero che l’uso del nome o dell’immagine può costituire una violazione del diritto all’identità, esso non ne è sempre direttamente collegato.

Il diritto all’identità personale non ha ricevuto una formale nozione da parte delle fonti legislative e rimane pertanto di estrazione prettamente dottrinale e giurisprudenziale. Esso si esplica nel “diritto ad essere sé stesso, che esige il rispetto dell'immagine di partecipe alla vita associata di ognuno, con il relativo bagaglio di idee ed esperienze, convinzioni ideologiche, religiose, morali e sociali che differenziano, ed al tempo stesso qualificano, l'individuo” (Corte Costituzionale, sentenza 24 gennaio­3 febbraio 1994, n. 13).

L’identità personale, quindi, attiene alla proiezione del sé nel sociale. Così come il diritto alla riservatezza, il diritto all’identità personale viene incluso all’interno di quei “nuovi” diritti della personalità tutelati dall’art. 2 della nostra Costituzione.

Le peculiarità dei due diritti sono immediatamente evidenti. Mentre il diritto alla riservatezza attiene al diritto che vicende personali di un soggetto siano sottratte alla disponibilità dei terzi, il diritto all’identità personale attiene, per così dire, ad interessi opposti, ossia il diritto al rispetto dell’identità del soggetto nel complesso delle sue attività pubbliche.

Ma oggi con l’avvento della società dell’informazione la rappresentazione sociale dell’individuo è spesso legata ad informazioni presenti in varie banche dati. La crescita esponenziale di condivisione dei propri dati, ad esempio attraverso i comuni social network, ha portato con sé la necessità di assicurare un pieno rispetto della propria identità personale anche su internet. Si parla comunemente a riguardo di “identità digitale o informatica”, autorevolmente definita come una nuova figura giuridica: “essa è distinta dall'identità fisica, poiché si tratta di un’identità virtuale cioè costituita dai dati riferiti a una persona, che acquistano il loro significato solo quando abbia luogo il relativo procedimento elettronico. L’identità virtuale corrisponde dunque a quella reale come l'immagine in uno specchio corrisponde alla figura umana, come sosteneva il Frosini: la sua esistenza è quella dello specchio, ottenuta dalla luce e dalla superficie riflettente”.

Oggi le potenziali aggressioni del diritto all’identità personale non provengono esclusivamente da atti, fisici o immateriali, che comportano un’invasione della propria sfera privata.

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L’evoluzione tecnologica, infatti, se da un lato ha reso sempre più semplici ed accessibili i meccanismi attraverso i quali la pretesa di solitudine dell’individuo tende ad essere compressa, dall’altro ha offerto forme di protezione e di prevenzione dalle intrusioni indesiderate che consentono di risolvere o quanto meno di attenuare in radice questo fenomeno. Cosicché diventa essenziale non tanto evitare che altri violino il pur diritto fondamentale di essere lasciati soli, quanto consentire che ogni individuo possa disporre di un agile diritto di controllo rispetto alle tante informazioni di carattere personale che altri possano aver assunto.

Difatti, nell’attuale era tecnologica le caratteristiche personali di un individuo possono essere tranquillamente scisse e fatte confluire in diverse banche dati, ciascuna di esse contraddistinta da una specifica finalità. Su tale presupposto può essere facilmente ricostruita la c.d. persona elettronica attraverso le tante tracce che lascia negli elaboratori che annotano e raccolgono informazioni sul suo conto.

Tale situazione si è maggiormente complicata con lo sviluppo della Rete ed adesso con l’avvento del metaverso dove le nuove tecnologie assumeranno un ruolo sempre più preponderante modificando i rapporti sociali ed individuali, con notevoli ripercussioni in ogni ambito della nostra vita sociale.

Con il passar del tempo, Internet è diventato uno strumento di comunicazione di massa, indispensabile nella vita di tutti i giorni, si pensi alle numerose operazioni che compiamo regolarmente utilizzando il Web, quali inviare una candidatura online tramite un form, condividere dei contenuti sui social, acquistare un viaggio o eseguire un’operazione bancaria, ma rappresenta anche un’opportunità inestimabile per lo sviluppo economico delle imprese, come delle istituzioni scientifiche e pubbliche. Pensiamo adesso a ciò che potrà accadere con l’avvento di questa nuova dimensione “digitale” che è il metaverso.

L'identità digitale nel metaverso rappresenta la rappresentazione di sé all'interno di un ambiente virtuale che fa parte di una rete di mondi virtuali. Questa identità digitale può includere informazioni personali, come nome, immagine del profilo, preferenze e dati di contatto, ma può anche estendersi a elementi più immersivi come l'aspetto fisico, le abilità, le proprietà e le attività all'interno del metaverso. L'identità digitale nel metaverso offre agli utenti un'esperienza di personalizzazione e di controllo sul loro personaggio virtuale, e può anche essere utilizzata per creare relazioni e interazioni sociali all'interno di un ambiente virtuale.

Le identità digitali all'interno del metaverso possono diventare sempre più articolate e personalizzabili, con gli utenti che possono creare versioni virtuali di sé stessi che rispecchiano le loro personalità e le loro aspirazioni. Inoltre, l'identità digitale nel metaverso può anche essere utilizzata per lo sviluppo di nuove forme di economia e di attività commerciali, come la creazione e la vendita di proprietà virtuali, l'utilizzo di token e di valuta virtuale e la partecipazione a giochi e attività ludiche.

Tuttavia, è importante tenere presente che l'identità digitale nel metaverso, come in tutte le realtà telematiche, può presentare dei rischi, come la possibilità di tracciamento e di raccolta dei dati personali da parte di terze parti e la potenziale perdita di privacy. Per questo motivo, è importante che gli utenti siano consapevoli dei loro diritti e dei loro doveri quando si tratta della protezione della loro identità digitale nel metaverso.

Note Autore

Michele Iaselli Michele Iaselli

Coordinatore del Comitato Scientifico di Federprivacy. Avvocato, docente di logica ed informatica giuridica presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II. Docente a contratto di informatica giuridica presso LUISS - dipartimento di giurisprudenza. Specializzato presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II in "Tecniche e Metodologie informatiche giuridiche". Presidente dell’Associazione Nazionale per la Difesa della Privacy. Funzionario del Ministero della Difesa - Twitter: @miasell

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