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Call e lezioni online, anche la tutela della privacy va in quarantena
«Ci vediamo in videoconferenza». O ancora: «Ragazzi, domani lezione online». Messaggi che in questi giorni sono diventati popolari. E scatta la corsa per scaricare le applicazioni che consentono di vedersi e sentirsi a distanza,da Google Hangouts a Zoom a Meetings. Per citarne solo alcune. La necessità è dotarsi degli strumenti che ci consentano di lavorare stando a casa e permettano di assicurare agli studenti un minimo di continuità didattica in questi tempi di serrata prolungata delle scuole.
Detenuti, più privacy nei colloqui via Skype
Più privacy per i detenuti. A seguito di diverse segnalazioni relative a episodi nei quali le video-telefonate e i colloqui via Skype delle persone detenute si sarebbero svolti in assenza delle necessarie condizioni minime di riservatezza e, in particolare, in violazione del divieto di controllo auditivo da parte del personale di custodia, con un comunicato stampa congiunto il Garante per la protezione dei dati personali e il Garante nazionale per i diritti delle persone private della libertà personale hanno richiamato gli istituti penitenziari al rispetto delle garanzie per la tutela della riservatezza.
Hacker violano Zoom, 500mila credenziali in vendita nel Dark Web
La popolare app di videoconferenze Zoom, che ha registrato un boom in questo periodo di quarantena, è stata presa di mira dagli hacker e ora oltre 500mila credenziali di utenti sono in vendita nel dark web. E il prezzo per ogni account è irrisorio e in alcuni casi le credenziali sottratte sono addirittura gratuite.
La app Zoom condivide i dati con Facebook (anche se non abbiamo un profilo)
L'app per videochat Zoom condivide i dati con Facebook anche se non abbiamo un profilo. L'accusa arriva dal magazine Motherboard che ha analizzato il comportamento dell'applicazione. Sconosciuta ai più fino a qualche tempo fa, Zoom ha visto crescere la propria popolarità in corrispondenza con lo scoppio del Coronavirus. La spasmodica ricerca di mezzi per comunicare con i colleghi o con i propri cari l'ha fatta emergere tra le migliori videochat disponibili, più veloce, affidabile e facile da usare di tante concorrenti. Adesso però ecco la stangata.
Mediazione sempre più digitale: sì alla partecipazione tramite videoconferenza, con un occhio alla privacy
Mediazione ai tempi supplementari e sempre più digitale: sì alla partecipazione a distanza a mezzo di collegamento audio-video, ma con un occhio alla privacy e alla sicurezza del trattamento dei dati con la necessità di redigere una completa valutazione di impatto.
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Migliaia di videochiamate su Zoom finite su internet ad insaputa degli utenti
Pubblicate sul web ad insaputa degli utenti migliaia di registrazioni di videochiamate effettuate dal servizio di Zoom, l’app diventata molto popolare in questo periodo di pandemia del Coronavirus. Come riportato sul Washington Post, sono infatti risultati accessibili su piattaforme di video sharing come Youtube e Vimeo i video di riunioni di lavoro, di attività scolastiche, riunioni religiose, e di conversazioni private.
Per le riunioni da remoto serve l'informativa privacy
Chi decide di trattare i dati delle riunioni digitali deve fornire una adeguata informativa ma soprattutto deve poter disporre di una robusta base giuridica per attivarsi. E dovrà anche regolare tutti gli aspetti relativi al trattamento dei dati personali come se si trattasse di un impianto di videosorveglianza. Lo ha evidenziato il Garante per la protezione dei dati personali con il parere inoltrato all'Agcom il 27 gennaio 2022.
Piattaforme di videoconferenza, sei autorità per la privacy scrivono una lettera che sa di ultimatum
Sei autorità per la privacy e la protezione dei dati di paesi da quattro continenti hanno inviato una lettera aperta congiunta alle società di piattaforme di video e teleconferenza chiedendo loro di rivalutare il modo in cui tutelano il diritto alla privacy e i dati personali dei cittadini di tutto il mondo.
Usa: Zoom sotto inchiesta per problemi di privacy
È finita sotto inchiesta Zoom, l'app per le video conferenze diventata super popolare ai tempi del coronavirus ma oggetto di costanti hackeraggi durante i meeting virtuali, anche con immagini violente, messaggi razzisti, antisemiti o pornografici.Ad aprire il dossier sul fenomeno di "ZoomBombing", sul quale anche l'Fbi ha lanciato un'allerta, è stato il procuratore generale di New York, Letitia James, che ha intimato alla società di risolvere il problema, impedendo ai pirati informatici di "ottenere accesso furtivo alle webcam dei consumatori".
Videconferenze non sicure a rischio di "Zoom-bombing"
In questo periodo di emergenza da Covid-19, Zoom è diventata in pochissimo tempo una delle app per videochiamate più usate al mondo, ed è utilizzata anche da molti insegnanti per tenere videolezioni in diretta, e da enti ed aziende per fare riunioni di lavoro o d’altro genere. Parallelamente alla sua grande diffusione, è emerso però il cosiddetto fenomeno dello “Zoom-bombing”, ovvero la pratica di certi disturbatori che interrompono videolezioni e riunioni con messaggi volgari o anche video pornografici, razzisti e offensivi.