Sistemi automatizzati e privacy, lavoratori più tutelati con il 'Decreto Trasparenza'
I sistemi automatizzati, siano essi decisionali o di monitoraggio, fanno parte della realtà lavorativa, anche italiana. Ritenere che l’utilizzo di tali sistemi sia confinato esclusivamente sulle attività di consegna di cibo a domicilio nei centri urbani (cd. Riders) costituisce una visione miope della realtà lavorativa.
La Commissione europea – nel pubblicare la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa al miglioramento delle condizioni di lavoro nel lavoro mediante piattaforme digitali – stima in oltre 28 milioni le persone nell'UE che già lavorano attraverso piattaforme di lavoro digitali e nel 2025 il numero dovrebbe raggiungere i 43 milioni (9 piattaforme su 10 classificano i loro lavoratori come autonomi). Da una recente indagine dell’INAPP i lavoratori su piattaforma digitale in Italia sono circa 600.000, di cui circa 274.000 lo svolgono come principale attività, 139.000 come attività secondaria, e 157.000 in via occasionale.
Risulta evidente che il fenomeno meriti attenzione, anche in virtù dei rischi sottesi. Secondo stime della Commissione fino a 5,5 milioni di lavoratori potrebbero essere a rischio di errata classificazione occupazionale e di conseguenza scarsamente tutelati. È questo, è solo un profilo di criticità dei sistemati automatizzati.
Il Legislatore, dunque, ha ritenuto di disciplinare, iniziando a garantire trasparenza. Vi era la necessità di adottare anche in Italia (gli stati membri avevano tempo sino al primo agosto 2022 per recepirla) l’impianto normativo di cui alla direttiva UE 2019/1152 in materia di condizioni di lavoro trasparenti e prevedibili nell’Unione Europea. Lo scopo della direttiva è quello di promuovere un’occupazione più trasparente e prevedibile, pur garantendo allo stesso tempo l’adattabilità del mercato del lavoro. Di guisa, le norme di legge sono intervenute sul D. Lgs. 26/05/1997 n. 152, concernente l'obbligo del datore di lavoro di informare il lavoratore delle condizioni applicabili al contratto o al rapporto di lavoro.
L’occasione era propizia per garantire trasparenza anche in relazione ai sistemi automatizzati. Con la norma di cui all’articolo 1 bis è fatto obbligo al datore di lavoro e/o al committente in caso dell’utilizzo di sistemi decisionali o di monitoraggio automatizzati tesi a fornire indicazioni rilevanti ai fini dell’assunzione o del conferimento dell’incarico, della gestione o della cessazione del rapporto di lavoro, dell’assegnazione di compiti o mansioni nonché indicazioni incidenti sulla sorveglianza, la valutazione, le prestazioni e l’adempimento delle obbligazioni contrattuali da parte dei lavoratori, di fornire una serie di ulteriori informazioni.
Esse dovranno riguardare gli aspetti del rapporto di lavoro sui quali incidono tali sistemi, ivi compresi scopi, finalità, la loro logica ed il loro funzionamento. Altresì dovranno essere informati delle categorie dì dati e i parametri principali utilizzati per programmare o addestrare i sistemi, inclusi i meccanismi di valutazione delle prestazioni, le misure dì controllo adottate per le decisioni automatizzate e il livello di accuratezza, robustezza e cybersicurezza dei sistemi e le metriche utilizzate per misurare tali parametri, nonché gli impatti potenzialmente discriminatori delle metriche stesse.
Viene, inoltre, previsto per il lavoratore il diritto di accedere, direttamente o per il tramite delle rappresentanze sindacali (aziendali o territoriali), ai dati e di richiedere inoltre ulteriori approfondimenti sugli obblighi d’informazione elencati.
Il Legislatore, con le norme varate dal Decreto Trasparenza, ha ritenuto che il primo baluardo a tutela dei lavoratori sia costituito dalla trasparenza, ciò in attesa che vengano varate norme di tutela specifica per le piattaforme di lavoro digitali e, ancora, norme sull'intelligenza artificiale. Norme che una volta adottate affronteranno anche il tema dei rischi connessi all'uso di determinati sistemi di intelligenza artificiale (IA).
Per approfondimenti vedasi anche l'articolo "Decreto Trasparenza: impatti sulla privacy dei lavoratori e ricadute operative per imprese e DPO"