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Il Data Protection Officer della Bce assicura che l'euro digitale sarà l'opzione di pagamento elettronico con il più alto livello di privacy

Secondo il Data Protection Officer della Banca Centrale Europea (BCE), l'euro digitale sarà una delle forme di pagamento elettronico con il più alto livello di privacy.

Il 2 ottobre 2020, la Banca Centrale Europea pubblicò un report che gettava le basi per la sua Central Bank Digital Currency (CBDC), ovvero l'euro digitale.

Durante la fase di studio dell'euro digitale, iniziata nell'ottobre del 2021, i funzionari e i banchieri della BCE hanno avanzato alcune proposte sul possibile design e sulle finalità di una futura CBDC europea. Nel novembre del 2023 l'euro digitale è entrato in fase di preparazione, con una possibile adozione legislativa prevista per l'ultimo trimestre finanziario del 2024.

Se la BCE riuscirà a rispettare la sua tabella di marcia, i casi d'uso dell'euro digitale potrebbero essere implementati già entro novembre del prossimo anno. Tuttavia il lancio vero e proprio potrebbe richiedere più tempo: sarà infatti il Governing Council a decidere se passare alla fase successiva dei preparativi, definendone portata e durata.

Nonostante sia ancora in fase di sviluppo, l'euro digitale sta già incontrando resistenza a causa di timori legati alla privacy.

In un blog post del 13 giugno, Maarten Daman, Data Protection Officer (DPO) presso la BCE, ha affermato che la Banca Centrale Europea sta "progettando l'euro digitale per essere l'opzione di pagamento elettronico con il più alto livello di privacy."

Ma affinché i cittadini dell'Unione Europea utilizzino la CBDC, la BCE dovrà prima offrire delle garanzie. Daman ha discusso della questione con il portale specializzato sui temi delle criptovalute Cointelegraph, assicurando che non vi è alcun secondo fine:

"Ci impegniamo a essere il più trasparenti possibile sugli aspetti della privacy dell'euro digitale, man mano che la nostra analisi progredisce. Non abbiamo nulla da nascondere."

La maggior parte dei cittadini europei non sa ancora nulla sull'euro digitale. Un sondaggio condotto il 6 giugno dalla Deutsche Bundesbank, ha rilevato che il 59% della popolazione non è a conoscenza del fatto che l'Unione Europea pianifica di introdurre una propria valuta digitale.

Lo stesso sondaggio rivela che la privacy è un elemento estremamente importante per circa tre quarti degli intervistati. In un report sui progressi dell'euro digitale pubblicato quest'anno, la BCE ha assicurato che non intende raccogliere i dati finanziari degli utenti. Acquisirà comunque alcune informazioni per soddisfare le norme antiriciclaggio.

Daman ha spiegato che la BCE mira a creare un euro digitale che richieda la minor quantità di dati possibile:

"In linea di principio, il punto di partenza dell'Eurosistema è quello di trattare solo i dati personali strettamente necessari per raggiungere i nostri obiettivi."

Il documento menziona come la BCE stia esplorando soluzioni tecnologiche — in particolare la cosiddetta "pseudonimizzazione" — in modo che l'Eurosistema, ovvero l'emittente e il fornitore di infrastrutture di pagamento, non possa collegare direttamente le transazioni a specifici individui.

La pseudonimizzazione incrementa il livello di privacy sostituendo le informazioni personali degli individui con dati fittizi, nascondendo così la loro reale identità. Tale processo consente alle autorità di analizzare i dati senza che siano direttamente riconducibili a persone reali: questo mantiene l'utilità dei dati nell'elaborazione delle transazioni e al tempo stesso protegge la privacy individuale.

Rimane il timore che l'euro digitale possa fornire ai governi una backdoor per accedere ai dati dei clienti, dato che alcune informazioni dovranno necessariamente essere condivise con le autorità per soddisfare le normative antiriciclaggio.

Daman ha preso atto di questa preoccupazione, ma ha sottolineato che saranno implementati una serie di meccanismi per impedire che ciò accada:

"L'Eurosistema non sarebbe tecnicamente in grado di identificare direttamente gli utilizzatori dell'euro digitale, né di tracciare i loro pagamenti, né sarebbe legalmente autorizzato a farlo, né avrebbe un incentivo commerciale in quanto istituzione pubblica."

Daman ha garantito che la BCE "si atterrà alla legislazione sull'euro digitale. La proposta ci vieta esplicitamente di trattare dati personali per identificare direttamente gli utenti."

La BCE sarà monitorata dell'European Data Protection Supervisor, un'istituzione indipendente che supervisiona le istituzioni dell'Unione Europea e ha il potere di condurre verifiche e ispezioni, e la Corte di giustizia europea interverrà in caso di violazione della legge. Se si ritiene che un provvedimento violi i trattati o i diritti fondamentali dell'Unione Europea, come il diritto alla privacy, la Corte di giustizia ha infatti il potere di annullarlo.

Note Autore

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Federprivacy è la principale associazione di riferimento in Italia dei professionisti della privacy e della protezione dei dati personali, iscritta presso il Ministero dello Sviluppo Economico ai sensi della Legge 4/2013. Email: [email protected] 

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