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Utente scopre di avere due sim card a lui intestate a sua insaputa, interviene il Garante della privacy

Riceve due email e un sms di notifica da parte di una compagnia telefonica e scopre che un rivenditore aveva attivato a sua insaputa due sim card ricaricabili a lui intestate. È accaduto ad un utente della provincia di Bergamo che dopo aver denunciato l’accaduto all’autorità giudiziaria, segnala il fatto al Garante Privacy che sanziona la società della rete di vendita della compagnia telefonica, cui fa capo il rivenditore, con una multa di 90mila euro per trattamento illecito di dati personali.

Tlc: sim intestate a utente ignaro, il Garante multa una società per 90mila euro

L’interessato, dopo aver richiesto il blocco delle sim alla compagnia telefonica ed effettuato alcune verifiche, aveva ricostruito che le schede erano state attivate nel napoletano utilizzando una fotocopia poco leggibile della sua carta di identità. Aveva scoperto inoltre che, per gli addebiti delle due utenze, era stato inserito un Iban inesistente, solo formalmente corretto, riconducibile ad una banca vicina alla propria abitazione.

Nel corso dell’attività istruttoria l’Autorità ha rilevato diverse violazioni. Innanzitutto, il rivenditore non aveva provveduto ad identificare il cliente tramite un documento di identità in originale - procedura correttamente prevista dal protocollo della compagnia telefonica – né aveva svolto ulteriori verifiche sulla liceità dei dati acquisiti. La società di appartenenza del rivenditore, inoltre, non aveva fornito all’Autorità le informazioni e i documenti richiesti nel corso dell’istruttoria né aveva dato spiegazioni all’interessato su come avesse ottenuto la fotocopia della carta di identità.

Il Garante, riconosciuta la gravità e il carattere doloso delle violazioni, ha ritenuto la condotta riconducibile al fenomeno dell’attivazione illecita di schede telefoniche, che possono sfociare anche in reati di natura associativa, ed ha pertanto irrogato alla società una multa di 90mila euro. Nessuna violazione invece è emersa nei confronti della compagnia telefonica.

Fonte: Garante Privacy

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