Federprivacy
Federprivacy è la principale associazione di riferimento in Italia dei professionisti della privacy e della protezione dei dati, iscritta presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MISE) ai sensi della Legge 4/2013. Email: [email protected]
Big data: privacy vendesi. Ecco quanto valiamo per Amazon e You Tube
Opinioni, desideri, foto e commenti sono la nuova ricchezza delle multinazionali del web. Secondo quanto rilevato dal quotidiano britannico The Independent (che riprende i dati di una ricerca effettuata dalla società Money Guru), sul dark web, i dati personali degli utenti, ottenuti dopo l’attacco hacker a Facebook dello scorso mese di settembre, vengono infatti ora offerti al miglior acquirente a prezzi compresi tra un minimo di 3 a un massimo di 12 dollari. L’attacco informatico ha messo a rischio più di 50 milioni di profili e i dati “trafugati” potrebbero essere utilizzati per commettere furti di identità o per ricattare gli utenti.
Privacy, chiunque può spiare la tua pagina Facebook
Si torna a parlare di "sicurezza" sui social. A farlo è stato Matteo Viviani in un servizio, al quale ne seguiranno degli altri, della trasmissione Le Iene andato in onda nella puntata di ieri sera. L'inviato del noto programma televisivo è riuscito, in 16 minuti di video, a far crollare le certezze degli utenti social sulla questione privacy.
Cybercrime, attacchi gravi in crescita del 31%
La curva dei crimini informatici non ha ancora iniziato il suo tratto discendente. Anzi: dopo il 2016 e 2017, già etichettati come gli anni peggiori, l'anno in corso, con 730 attacchi gravi registrati e analizzati, pari a una crescita del 31% rispetto al semestre precedente, si appresta a battere il primato. Ci sono anche crimini informatici che hanno messo a segno percentuali di crescita a tre cifre, per esempio nel settore auto motive (+200%), e le tecniche, nella maggior parte dei casi, sono alla portata di tutte le tasche dei cyber criminali. È, infatti, il malware semplice, cioè un prodotto a costi decrescenti, il vettore di attacco più utilizzato (40% del totale).
Facebook svela i numeri dell'attacco hacker: "Così hanno rubato i dati di 30 milioni di utenti"
Un paio di settimane fa, Facebook ha denunciato di aver subito un attacco hacker importante. Una cinquantina di milioni gli account coinvolti, con i token di accesso di 90 milioni di utenti sconnessi per bloccare l’eventuale intrusione dei cybercriminali. Ora il dato è stato aggiornato al ribasso, ma gli account colpiti sono pur sempre 30 milioni. Un attacco che ha addensato ulteriori e pesanti nubi sulla sicurezza del social network, già provata dallo scandalo Cambridge Analytica. Adesso, Guy Rosen, VP of Product Management di Facebook, ha reso noti i dettagli dell’attacco durante una call coi giornalisti, dicendo che l’azienda ha lavorato 24 ore su 24 per indagare sul problema riscontrato.
Usa, attacco hacker al Pentagono, violati i dati di 30 mila dipendenti
Informazioni sui viaggi di 30 mila dipendenti del Pentagono sono state trafugate durante un attacco informatico. A darne notizia è stata una fonte anonima interna all’organizzazione, secondo la quale il numero dei dati compromessi sarebbe destinato a crescere, secondo quanto riferito dalla Cnbc. I pirati informatici sono riusciti a introdursi nei sistemi di un fornitore esterno del Pentagono, al quale hanno sottratto identità, dati delle carte di credito e informazioni di viaggio di civili e militari dipendenti dell’organizzazione.
Furto di dati ai passeggeri British Airways, bisogna informare più in fretta le vittime
La sigla General data protection regulations (Gdpr) che identifica la nuova disciplina europea in materia di privacy è stata beffardamente reinterpretata. L’acronimo è stato rivisitato in “Generally disclosing pretty rapidly” che lascia intendere che i nostri dati personali sono destinati a diventare pubblici abbastanza rapidamente. E’ lo spiacevole caso dei 380 mila passeggeri di British Airways(in mezzo ci sono anche tanti nostri connazionali) che qualche giorno fa hanno appreso la triste sorte delle proprie informazioni – comprese quelle relative alla carte di credito – finite nelle mani di chissà chi.
Attacco hacker a Facebook, dati in vendita sul dark web a 3 dollari. Rischio multa fino a 1,63 miliardi di dollari
A poco più di una settimana dall’attacco hacker che ha colpito Facebook e messo a rischio almeno 50 milioni di profili, i dati frutto di quel bottino sono già in vendita sul dark web e a prezzi bassi. A fare la scoperta il sito The Independent, che ha notato nei mercati sotterranei del web – una parte di Internet accessibile solo con determinati software – annunci che offrono agli acquirenti i dati personali degli utenti di Facebook per un minimo di 3 dollari.
Corte Europea dei diritti dell'uomo, l’Ordine può controllare lo studio dell’avvocato soggetto a procedimento disciplinare
Gli avvocati hanno diritto a una protezione rafforzata nello svolgimento dell’attività, ma è conforme alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo la decisione dell’Ordine di controllare la documentazione nello studio del legale. Lo ha stabilito la Corte di Strasburgo (ricorso n. 25038/13), a cui si era rivolto un avvocato francese - al centro di un procedimento disciplinare per motivi legati al pagamento delle tasse e a negligenza verso un cliente - dopo che i tribunali nazionali avevano respinto ogni azione. Anche Strasburgo ha rigettato l’istanza, pur riconoscendo che si era verificata un’ingerenza nel diritto al rispetto della vita privata nel momento in cui il presidente dell’Ordine degli avvocati aveva svolto alcuni accertamenti nello studio del professionista in assenza di quest’ultimo.
Whatsapp, bug nelle videochiamate: dietro lo squillo c’è l’hacker
Ancora una grana per Facebook sul fronte della protezione dei dati personali degli utenti. Questa volta l’azienda di Menlo Park ha avuto a che fare con un bug che ha colpito WhatsApp e che poteva permettere agli hacker di acquisire il pieno controllo dell’applicazione di messaggistica. Per entrare nel servizio WhatsApp bastava che gli utenti presi di mira rispondessero a una videochiamata.
Sì alla videosorveglianza in condominio per seri motivi di sicurezza, ma se la telecamera è finta scatta il contenzioso
Il Regolamento europeo sulla privacy entra anche in condominio. Negli edifici il rapporto fra tutela della privacy e ricerca di maggior sicurezza attraverso l’installazione di telecamere e videocitofoni da parte di un condomino è sempre controverso. La questione oggi è ancora più complicata poiché se, da un lato, la recente giurisprudenza ha ampliato la tutela della riservatezza altrui, imponendo che le riprese negli spazi comuni siano possibili solo con il consenso di tutti i condomini, dall’altra in base al nuovo regolamento europeo 2016/679 le telecamere possono essere installate tutte le volte che sono necessarie per motivi di sicurezza seri e giustificati.