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Federprivacy

Federprivacy è la principale associazione di riferimento in Italia dei professionisti della privacy e della protezione dei dati, iscritta presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MISE) ai sensi della Legge 4/2013. Email: [email protected] 

La filiale irlandese della piattaforma di messaggistica WhatsApp, istituita dalla proprietaria Facebook nel 2017 per operare come titolare del trattamento per gli utenti europei, ha accantonato 77,5 milioni di euro per far fronte ad eventuali sanzioni che potrebbero arrivare a seguito di un’indagine condotta dall’autorità di controllo nazionale per la protezione dei dati.

Da una lite tra avvocati la Cassazione penale coglie l'occasione di chiarire che il socio che videoregistra in spazi condominiali dello stabile dove si trova lo studio comune o in spazi dell'area privata, ma aperti alla vista, non commette il reato di interferenza illecita nella vita privata dell'altro socio di cui lamenta il comportamento persecutorio. E tali registrazioni ben possono fondare la condanna per stalking se risultano decisive al netto di quelle inutilizzabili perché effettuate nello spazio privato dello studio.

A seguito dei casi che negli ultimi mesi hanno sollecitato l’intervento del Garante per richiamare gli operatori dell’informazione al rispetto della normativa sulla protezione dei dati personali, Federprivacy dedica la Circolare 6-2020 a “Giornalismo e privacy con il Gdpr”, distribuendola gratuitamente a tutti i professionisti e pubblicisti iscritti all’ordine. Nella speciale iniziativa, una sezione dedicata dell’area riservata nel sito dell’associazione con omaggio il massimario “Risposte Privacy”.

Il Garante per la protezione dati personali - composto da Pasquale Stanzione, Ginevra Cerrina Feroni, Agostino Ghiglia e Guido Scorza - ha ordinato a Vodafone il pagamento di una sanzione di oltre 12 milioni e 250 mila euro per aver trattato in modo illecito i dati personali di milioni di utenti a fini di telemarketing. Oltre al pagamento della multa, la società dovrà adottare una serie di misure dettate dall’Autorità per conformarsi alla normativa nazionale ed europea sulla tutela dei dati.

Bastava chiamare il call center e fornire al sistema di assistenza automatizzato il nome e la data di nascita di un qualsiasi cliente per ottenere ampie informazioni ed ulteriori dati personali dell’interessato. Il caso era stato infatti sollevato nel 2018, quando una donna aveva chiamato la hotline, e con questa escamotage aveva ottenuto il nuovo numero di cellulare del suo ex marito.

La pandemia contagia anche la rete: il tema Covid-19 è stato usato per sferrare 119 attacchi gravi, nel periodo febbraio-giugno 2020 in tutto il mondo. Si tratta del 14% dei cyber attacchi noti, ossia quelli di dominio pubblico e quindi sottodimensionati rispetto alla realtà, perché non si deve dimenticare che non sempre gli attacchi vengono allo scoperto I criminali hanno sfruttato l'emergenza e hanno attaccato ospedali, truffato i cittadini, bucato i sistemi di aziende e pubbliche amministrazioni.

App per i minori pericolose e molto spesso illegittime. Sono pericolose perché spiano i bambini, li tracciano e, prendendo il controllo dei dispositivi utilizzati, diffondono i loro dati anche in paesi in cui la tutela della riservatezza non è adeguata. Sono a rischio di illegittimità se non c'è stato il consenso dei genitori, perché secondo la legge italiana il minore di età non può concludere un contratto e, di conseguenza, scaricare una app (che per la disciplina italiana è assimilabile in molti casi a un contratto).

Durante la sua 41a sessione plenaria, il Comitato europeo per la protezione dei dati ha adottato raccomandazioni sulle misure che integrano gli strumenti di trasferimento dei dati per garantire il rispetto del livello UE di protezione dei dati personali, nonché raccomandazioni sulle cosiddette "garanzie essenziali europee" in rapporto alle misure di sorveglianza.

Non si possono esporre gli affari interni della polizia locale ad una normale richiesta di accesso civico generalizzato. In particolare se si tratta di tutelare i dati personali degli operatori in divisa. Lo ha evidenziato il Garante per la privacy con il parere n. 9483596 del 15 ottobre 2020.

La pandemia non ferma il furto di dati personali sul web. L’Italia è al 6° posto assoluto tra i Paesi maggiormente colpiti. Secondo i dati emersi dalla prima edizione dell’Osservatorio Cyber realizzato da Crif, rispetto al primo semestre del 2019, i primi sei mesi del 2020 hanno fatto registrare un aumento del +26,6% degli utenti che hanno ricevuto un avviso di un attacco informatico ai danni dei loro dati personali. Le fasce di età maggiormente colpite dai furti di dati personali sono quelle tra 31 a 40 anni e tra 41 a 50 anni, con una quota di utenti allertati per fascia pari rispettivamente al 35,7% e al 33,5%, seguite da quella da 51 a 60 anni, con una quota del 30,2%.

Il presidente di Federprivacy a Report Rai 3

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