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In Brasile Meta non può addestrare la sua intelligenza artificiale basandosi sui dati degli utenti Facebook, Messenger e Instagram. Lo ha stabilito l'Autorità Nazionale per la Protezione dei Dati con una misura preventiva che "determina la sospensione immediata in Brasile della validità della nuova politica sulla privacy della società Meta".

L’autorità di controllo per la protezione dei dati personali della Corea del Sud ha dichiarato di aver multato Meta per 21,62 miliardi di won (pari a circa 14 milioni di euro) per aver raccolto e divulgato illegalmente informazioni sensibili su quasi un milione di utenti.

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I dati personali degli utenti non possono essere utilizzati dalle piattaforme digitali per la pubblicità senza un limite di tempo e senza prestare attenzione alla natura dei dati stessi. Lo ha sancito la Corte di giustizia dell’Unione europea (Cgue), il più alto grado di giudizio comunitario, emettendo una sentenza su un caso intentato dall’attivista austriaco Maximilian Schrems.

Con una mossa inaspettata, Meta ha deciso di interrompere le operazioni per utilizzare i dati degli utenti europei di Facebook e Instagram per addestrare la sua intelligenza artificiale. Questa decisione sembra arrivare come diretta conseguenza delle critiche e delle pressioni esercitate dagli enti per la tutela dei consumatori e della privacy nell'UE e nello SEE.

L’autorità della concorrenza e del mercato dell’India (Competition Commission of India) ha ordinato a WhatsApp di cessare la condivisione dei dati degli utenti con altre società di Meta per finalità pubblicitarie per cinque anni, imponendo anche una multa di 25,4 milioni di dollari per violazioni antitrust relative alla controversa vicenda sulla privacy policy di WhatsApp.

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La Federal Competition and Consumer Protection Commission (FCCPC) della Nigeria ha inflitto a Meta una maxi multa di 220 milioni di dollari per aver violato la legge sulla privacy con l’imposizione della nuova policy di WhatsApp.

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Secondo un comunicato stampa del 27 settembre 2024, la Commissione irlandese per la protezione dei dati (Data Protection Commission, DPC) ha multato Meta di 91 milioni di euro per aver archiviato “inavvertitamente” in chiaro le password degli utenti senza alcuna protezione crittografica, chiudendo un caso durato cinque anni.

L’associazione noyb ha presentato un ricorso a 11 garanti della privacy per chiedere un’azione concreta e urgente per verificare la legittimità dell’uso dei dati privati degli utenti per addestrare la loro Ia, senza specificare per quale scopo sarà utilizzata.

Il riconoscimento facciale costerà 1,4 miliardi di dollari a Meta. Tanto ha accettato di pagare la società di Mark Zuckerberg allo Stato del Texas (Stati Uniti) per chiudere una causa sull’utilizzo non autorizzato dei dati biometrici di milioni di cittadini americani.

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Il presidente di Federprivacy a Rai Parlamento

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