NEWS

Legittimo il licenziamento del bancario che spia i conti dei clienti vip

È legittimo il licenziamento del ‘bancario' che si metta a curiosare tra i conti correnti dei Vip in assenza di qualsivoglia autorizzazione. Lo ha stabilito la Sezione Lavoro della Corte di cassazione, sentenza n. 34717/2021, rigettando il ricorso un addetto al servizio clienti della filiale Unicredit di Foggia. A seguito di una segnalazione da parte della Outgoing Foreign Payments Office di UBIS (società del gruppo UniCredit), la banca, avuto contezza del comportamento scorretto e dell'assenza di alcuna autorizzazione, aveva contestato al dipendente "l'accesso abusivo o o comunque non consentito, al sistema informatico della Banca per controllare decine di schede-cliente di personaggi dello spettacolo carpendone quindi i dati sensibili". E poi lo aveva licenziato.

Cassazione: legittimo il licenziamento di chi spia i conti dei clienti Vip

Il dipendente era stato poi reintegrato dal Tribunale di Foggia ma la Corte di appello di Bari, rovesciando il verdetto, aveva confermato il licenziamento, condannandolo anche alla restituzione delle eventuali somme percepite a titolo indennitario. Proposto ricorso in Cassazione, aveva sostenuto, tra l'altro, che siccome la banca non aveva in alcun modo protetto i dati contenuti nella "scheda cliente", egli aveva ritenuto di "non violare i dati sensibili altrui".

Per la Suprema corte però il motivo non convince: "Il potere di disporre di strumenti informatici volti al compimento delle operazioni finanziarie presso un istituto bancario – si legge nella sentenza - non è di certo sinonimo di accesso indiscriminato a banche dati. Né si può ritenere, nel caso di specie, che sussista un onere di impedire l'accesso a tali dati da parte della banca, che, stante il rapporto fiduciario tra datore e prestatore di lavoro, conceda l'utilizzo di tali strumenti informatici ai propri dipendenti affinché operino in maniera lecita durante la prestazione lavorativa".

Bocciata dunque definitivamente la tesi del ricorrente che, scrive la Corte, "ancora una volta, tenta di invocare una sorta di esimente per elidere l'illiceità del suo comportamento, imputando paradossalmente alla banca la mancata predisposizione di adeguate protezioni dei dati dei clienti".

(Fonte: Il Sole 24 Ore del 17 novembre 2021)

Note sull'Autore

Federprivacy Federprivacy

Federprivacy è la principale associazione di riferimento in Italia dei professionisti della privacy e della protezione dei dati, iscritta presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MISE) ai sensi della Legge 4/2013. Email: [email protected] 

Prev Le pubbliche amministrazioni devono mettere nero su bianco le modalità con cui trattano i dati
Next Privacy & Cybersecurity: la relazione annuale di Enisa

Il presidente di Federprivacy a Report Rai 3

Mappa dell'Italia Puglia Molise Campania Abruzzo Marche Lazio Umbria Basilicata Toscana Emilia Romagna Calabria

Rimani aggiornato gratuitamente con la nostra newsletter settimanale
Ho letto l'Informativa Privacy