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Visualizza articoli per tag: dati giudiziari

Il Garante per la protezione dei dati personali ha espresso parere favorevole su uno schema di regolamento che disciplina il trattamento dei dati effettuato dai Centri per la giustizia riparativa. Considerato il contesto e la natura dei dati, l’Autorità ha tuttavia chiesto al Ministero della giustizia di perfezionare il testo con alcune integrazioni e precisazioni volte a migliorare il livello delle garanzie, accordate agli interessati, sotto il profilo della protezione dei dati personali.

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Il Garante per la protezione dei dati personali ha vietato ad un quotidiano on line l’ulteriore diffusione di un avviso di conclusione di indagini preliminari, pubblicato in forma integrale a corredo di un articolo riguardante le indagini stesse. Il documento, oltre a contenere dati e informazioni eccedenti rispetto al diritto di cronaca, ha violato il regime di pubblicazione degli atti del procedimento, sancito dal codice di procedura penale.

L’archivio online di un giornale svolge un’importante funzione per la ricostruzione storica degli eventi che si sono verificati nel tempo. Lo ha ricordato il Garante privacy nel ritenere infondato il reclamo di una donna che si era rivolta all’Autorità per far cancellare i propri dati personali da un articolo conservato nell’archivio online di un editore di un quotidiano nazionale.

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Il Garante per la privacy ha espresso parere favorevole sullo schema di regolamento, predisposto dal Ministero della giustizia, che disciplina il trattamento dei dati giudiziari in una pluralità di ambiti e contesti.

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Per l’assunzione di vettori autonomi come prestatori di servizi, in Spagna Amazon chiedeva ai candidati vari documenti, tra cui anche un certificato di assenza di precedenti penali. E se tale prassi poteva già sembrare invasiva, il certificato di casellario giudiziale veniva pure inviato ad altre filiali della multinazionale con sede al di fuori dell'Unione Europea. Dal procedimento N. PS/00267/2020 condotto dall’autorità di controllo per la protezione dei dati iberica (AEPD) ne è infine scaturita una sanzione da 2 milioni di euro per la filiale del colosso dell’e-commerce americano.

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L’Europol dovrà cancellare un’enorme quantità di dati sui cittadini europei dai suoi archivi. A ordinarlo è stato il garante europeo della protezione dei dati. Dai documenti pubblicati il 10 gennaio emerge che l’agenzia dell’Unione che si occupa di contrastare il crimine nei Paesi membri conserva illegalmente dati su persone non sospette e ora dovrà rimediare a questo problema.

Va premesso che il principio di pubblicità regge ogni attività dello Stato e quindi anche l’adozione degli atti giudiziari, in quanto diretta emanazione dei principi costituzionali dello Stato di diritto e di democrazia. Ciò è del resto ben rappresentato dalla formula solenne «in nome del popolo italiano», che è presente nell’intestazione di ogni pronuncia dei giudici. Le sentenze devono essere pubbliche come pubblici devono essere i processi.

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Il trattamento dei dati personali relativi alle condanne penali e ai reati o a connesse misure di sicurezza deve avvenire soltanto sotto il controllo dell’autorità pubblica o se il trattamento è autorizzato dal diritto dell’Unione o degli Stati membri che preveda garanzie appropriate per i diritti e le libertà degli interessati.

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Mercoledì, 01 Aprile 2020 09:27

Trattamenti di dati giudiziari in cerca di regole

Il trattamento di informazioni relativi a condanne e reati è un'esigenza delle imprese, ma il mondo economico è ancora in attesa del decreto ministeriale previsto dalle modifiche del 2018 al Codice della privacy, successive all'inizio di efficacia del regolamento Ue sulla protezione dei dati n. 2016/679 (Gdpr). Eppure, prima del 2018, nel vecchio regime, la situazione aveva un suo equilibrio basato su una autorizzazione generale del Garante della privacy (la n. 7).

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La privacy del lavoratore non è un diritto assoluto. Negli anni la giurisprudenza ha dettato precisi confini per bilanciare da un lato la tutela alla riservatezza e la dignità dei dipendenti; dall’altro la protezione del patrimonio e dell’immagine aziendale.

Il presidente di Federprivacy intervistato su Rai 4

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