Cercate chi vi spia? tutti gli strumenti che uno 007 vanta di possedere nel suo arsenale sono nella vostra tasca
Se cercate chi vi spia guardatevi in tasca. Se non trovate nulla, date un’occhiata attorno perché potreste aver poggiato il vostro smartphone non distante da voi.
Il nemico è quello che – dopo il cane – siamo soliti riconoscere come il miglior amico dell’uomo (o della donna). Il cellulare nella sua forma più evoluta è un impiccione senza contendenti in grado di eguagliarlo e il suo vantaggio comincia con la mera constatazione della componentistica elettronica a disposizione di ciascun esemplare
Questo attrezzo infernale ha tutti gli ingredienti necessari per prospettarsi come diabolico e in pochi centimetri cubi si ritrova ad avere tutti gli strumenti che uno 007 vanta di possedere nel suo arsenale. Microfono, camera fotografica con capacità di filmare, circuiti ricetrasmittenti, antenna, supporto di memorizzazione e batteria di alimentazione: ogni singolo elemento è rappresentato dall’essere incredibilmente sofisticato a dispetto della sua miniaturizzazione e del costo di acquisto di estrema accessibilità.
Il demone è qualcosa di immateriale e la “ferraglia” (l’hardware per chi ama le espressioni forestiere) è soltanto un mezzo apparentemente innocuo che può esser guidato a compiere azioni o a svolgere funzioni che esulano dalla volontà del legittimo possessore del telefonino e in certi casi addirittura contro i suoi più diretti interessi.
(Nella foto: Umberto Rapetto, Generale della Guardia di Finanza)
Una volta riconosciuta la pericolosità di certi aggeggi, si tratta di capire come possano tramutarsi da oggetti di fondamentale utilità a perversi meccanismi pronti a pugnalare a tradimento il proprio utilizzatore. Belzebù è costituito dall’insieme di istruzioni e codici che compongono il sistema operativo (iOS, Android e quant’altro rende vivo lo smartphone e gli consente di funzionare) e i diversi software applicativi (o APP come ci piace abbreviarli).
Senza scomodare hacker e criminali, i tanti “programmini” che vengono installati e usati quotidianamente da parecchia gente sono normalmente confezionati per fare “più del dovuto”. D’altronde li si scarica “gratis” e non si sa che un prezzo viene pagato non in denaro ma in dati personali e il tempo che non ci accorgiamo di spendere.
Quel che diciamo in prossimità del dispositivo anche senza servirsene viene raccolto dal microfono: ascoltato, registrato, tradotto in testo e spedito all’invisibile committente, il nostro “parlato” innesca segnalazioni di prodotti durante la navigazione sul web, apertura di “finestre” pubblicitarie sullo schermo, ricezione di mail promozionali o di telefonate da sistemi robotizzati, tutto in perfetta aderenza con le nostre chiacchiere…
A tradire i nostri interessi è quel che digitiamo sulla tastiera nel corso della frequentazione dei social network, uno dei quali già ci chiede a cosa stiamo pensando: queste micidiali piattaforme annotano ogni comportamento nel minimo dettaglio, disegnando con estrema precisione il profilo commerciale di ogni individuo. Gusti e preferenze, colori e suoni prediletti, orientamenti e predisposizioni, interessi e passioni vengono incasellati per essere rivenduti a chi deve piazzare questo o quel prodotto e vuole rivolgersi ad una platea opportunamente selezionata e più facile da convincere a fare un acquisto o ad attivare un servizio.
Il “telefonino” è custode di contatti e relazioni, di immagini e di voci cui ogni nuova “app” pretende di accedere a pena della impossibilità di essere installata. Senza ragionarci si clicca su “Ok” o “Consenti” e in quel momento un addetto al marketing sorride senza esser visto…
di Umberto Rapetto (Il Secolo XIX)