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L’Unione europea concretizza i principi fissati nel quadro del “new deal” per i consumatori e dà il via al restyling delle norme Ue. Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea del 18 dicembre della Direttiva 2019/2161 su una migliore applicazione e modernizzazione delle norme dell’Unione relative alla protezione dei consumatori, gli Stati membri dovranno procedere ad aggiornare le regole in vigore nel segno di una maggiore armonizzazione e di un allargamento della tutela dei consumatori anche per i servizi digitali gratuiti che raccolgono dati personali.

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Nei giorni scorsi il Ministro Colao ha dedicato un lungo intervento in Conferenza Unificata a illustrare il progetto governativo di attuazione del PNRR nel quadro dell’amministrazione locale e, più in generale, della Pubblica Amministrazione. Lo stesso ha fatto il Ministro Brunetta in una Conferenza stampa tenuta a Bruxelles il 28 marzo a seguito del suo incontro col Vicepresidente della Commissione Dombrovskis, nella quale, oltre a dare conto dello stato di attuazione del PNRR da parte dell’Italia, ha sviluppato anche il profilo legato alla evoluzione dell’amministrazione pubblica digitale italiana, mettendo giustamente in luce lo stretto rapporto che sussiste fra gli obiettivi italiani e quelli europei in materia di evoluzione della società digitale.

Presentato ieri il “Decalogo per una gestione etica dei dati personali nella società digitale”, a cui ha aderito anche Federprivacy. Alla presentazione ufficiale, avvenuta durante il primo “Forum Nazionale dei DPO” organizzato da Anorc, è intervenuto anche Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy.

Lo scorso anno la pandemia del Covid-19 ha imposto una repentina accelerazione degli scambi commerciali tramite internet a livello globale, e nel 2020 il giro d’affari del commercio elettronico nel nostro Paese ha raggiunto i 22,7 miliardi di euro, con un incremento rispetto all’anno precedente di circa 4,7 miliardi registrando una crescita del 26%, come hanno evidenziato le statistiche dell'Osservatorio B2c del Politecnico di Milano. Federprivacy ha organizzato per il 30 aprile la tavola rotonda dal tema "Privacy e Digital Economy, i nuovi scenari della protezione dei dati personali per lo sviluppo del mercato digitale". La partecipazione all'evento è gratuita per i soci membri fino ad esaurimento dei posti disponibili.

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Economia digitale, ottimisti 7 addetti ai lavori su 10: il Gdpr non favorisce solo le OTT ma anche le imprese italiane ed europee. Pizzetti: “L’Europa cerca di colmare i ritardi accumulati in questi anni comprando tempo per riuscire ad elevare la propria capacità competitiva”. Il 32% di manager e professionisti pensa che per lo sviluppo della data economy nel nostro paese serva alla base un cambio di mentalità degli stessi imprenditori. Bernardi: “Durante il lockdown i colossi americani di internet hanno accresciuto i loro profitti, mentre molte piccole e medie imprese italiane sono state colte impreparate”. Importanza strategica della customer experience. “Necessario far percepire ai clienti che i loro dati sono al sicuro”.

Il 39% dei più importanti siti italiani non usa protocolli sicuri per trattare dati e sono a rischio hacker. Su trecento siti esaminati in uno studio, ben 252 non forniscono recapiti del DPO o altre informazioni per l'esercizio dei diritti degli utenti. Bernardi: "Scarsa trasparenza penalizza non solo i diritti degli interessati ma anche le stesse aziende nel mercato digitale". Violati noti siti italiani, la circolare dei Federprivacy sui data breach. Avanzano realtà come Ferrero e Qwant che puntano su privacy e sicurezza online. La fiducia degli utenti al centro del dibattito al 7° Privacy Day.

Simboli e scritte sui browser contrassegnano adesso l'attendibilità dei siti web. Sconsigliato digitare password o fare pagamenti online su quelli non segnalati da un lucchettino verde e identificati con il protocollo "https". Bernardi: "Ricorso a simboli ed icone per capire grado di sicurezza siti visitati è un passo avanti per la protezione della privacy online". L'82% dei siti di lingua italiana più visitati sono ancora "etichettati" come non sicuri, aziende chiamate ad attivarsi per non compromettere la fiducia degli utenti. Sito di Federprivacy già adeguato con certificato SSL.

La protezione dei dati personali cambia. Si sposta sempre più sul web, e l’attività di chi deve garantirne controllo e uso corretto si digitalizza. La relazione annuale del Garante europeo della privacy mostra come il grosso dell’azione ormai è rivolta alle nuove tecnologie, che hanno cambiato il modo di vivere anche “in modo che non avremmo mai potuto prevedere”. L’imprevedibilità di quello che accade nell’area della cosiddetta ‘quarta rivoluzione industriale’, quella digitale, impone adeguamenti a realtà tutte nuove.

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Con l'avvicinarsi del 25 maggio 2018, fa riflettere come solo in questi ultimi mesi si sia verificato un improvviso stato di allerta generale da parte di migliaia di professionisti che si sono messi alla frenetica ricerca di pezzi di carta che potessero attestare una loro presunta idoneità o abilitazione a svolgere il ruolo di data protection officer, e fa riflettere come solo in questi ultimi mesi migliaia di aziende e pubbliche amministrazioni abbiano realizzato che la normativa sulla privacy stesse per cambiare, sperando in molti casi che l'acquisto di un software o di qualche altro tool potesse magicamente risolvere tutti i loro problemi di conformità al GDPR.

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Il dibattito che in queste settimane si è sviluppato attorno al ruolo e all'operato dell'Autorità merita senza dubbio qualche riflessione di fondo. La Prof.ssa Ginevra Cerrina Feroni, vice Presidente del Garante per la protezione dei dati personali, in un suo intervento sul quotidiano "Il Messaggero" spiega perchè è necessario ripartire dal concetto di indipendenza, e perché c'è bisogno nel nostro Paese di un grande salto culturale nell'approccio al tema. 

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Il furto d'identità con l'intelligenza artificiale

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