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Spagna: niente smartphone in classe e scuole responsabili in caso di danni alla privacy degli studenti

Niente smartphone in classe, neanche per scopi didattici, se l’obiettivo può essere raggiunto con altri strumenti. Il telefonino è uno strumento pericoloso e le scuole sono responsabili in caso di danni alla privacy degli studenti derivanti dall’uso di app e servizi didattici. Queste sono le indicazioni del Garante della privacy spagnolo (AEPD), che il 17 settembre 2024 ha diffuso linee guida su "Responsabilità e obblighi nell'uso dei dispositivi digitali mobili nell'istruzione prescolare, primaria e secondaria".

La linea italiana - Seppure con alcune specificità, l’impostazione spagnola è allineata a quella italiana, adottata con la nota 5274 dell’11 luglio 2024 del ministro Giuseppe Valditara: dall’anno scolastico 2024/2025 nelle scuole dell’infanzia, elementari e medie italiane vige il divieto di smartphone in classe, anche per uso didattico. Eventuali richieste di deroghe al divieto devono essere rigorosamente vagliate: il cellulare può essere ammesso solo se si dimostra, in maniera oggettiva, che serve da supporto alla didattica personalizzata e le deroghe devono essere inserite nei Piani educativi individualizzati (PEI) o nei Piani didattici personalizzati (PDP). Al contrario dei telefonini, potranno, invece, essere utilizzati, per fini didattici, altri dispositivi digitali, quali pc e tablet, sotto la guida dei docenti.

Francia e Regno Unito nella lunghezza d’onda - L’orientamento spagnolo, peraltro, è sulla stessa lunghezza d’onda non solo dell’Italia, ma anche di altri stati europei, come Francia e Regno Unito.

In Francia è partita nelle scuole medie un’iniziativa pilota, destinata a entrare a regime con decorrenza da gennaio 2025, definita di “pausa digitale”, consistente nel divieto di utilizzo del cellulare durante tutto l'orario scolastico. Nel Regno Unito analoghe disposizioni proibiscono l’uso dei telefonini durante le lezioni e anche negli intervalli.

Il problema dei dati - Nel documento spagnolo, sono analizzati gli effetti derivanti dall’uso dei dispositivi elettronici. Al riguardo, l’AEPD evidenzia come anche i servizi e i prodotti utilizzati nelle scuole per esigenze didattiche elaborano grandi volumi di dati personali, i quali vengono ospitati nel cloud da terze parti al di fuori della scuola. Questi dispositivi possono raccogliere numerosi dati degli studenti, come identificativi del dispositivo, account dell’utente, geolocalizzazione, abitudini di utilizzo, e così via: tutte informazioni che potrebbero essere usate indebitamente per scopi diversi dalla funzione educativa. I pericoli per la privacy degli studenti, delle loro famiglie e anche dei docenti sono dietro l’angolo.

Cellulari, sono indispensabili? Le conclusioni delle linee guida dell’AEPD sono ispirate al principio di indispensabilità, secondo il quale l'uso di smartphone e altri dispositivi digitali mobili nelle scuole è inappropriato se lo scopo dell’insegnamento può essere raggiunto attraverso ricorso ad altri strumenti più adatti e meno rischiosi. Deve, peraltro, rilevarsi che difficilmente la scuola non dispone di strumenti idonei all’insegnamento, alternativi allo smartphone.

Il Garante spagnolo aggiunge che, al fine di conformarsi al regolamento Ue sulla privacy n. 2016/679 (Gdpr), prima di usare smartphone e altri dispositivi per scopi di insegnamento, la scuola deve valutare non solo se questi strumenti siano idonei, ma anche se il ricorso agli stessi sia proporzionato e necessario.

L’autorità spagnola chiede, quindi, alle amministrazioni scolastiche di accertarsi della congruità dell’uso dei dispositivi rispetto agli obiettivi di insegnamento. Nel contempo, le scuole dovranno valutare proporzionalità e necessità, tenendo conto dei rischi connessi all’uso di questi strumenti, i quali sono di norma collegati alla rete Internet, fonte di pericoli quanto a diffusione e sottrazione dei dati.

I rischi e la responsabilità amministrativa - Non a caso il garante spagnolo rammenta che qualsiasi trattamento, che si discosti dallo scopo per il quale è stato raccolto, è illecito e, oltre alla responsabilità amministrativa per violazione delle norme sulla protezione dei dati, può dar luogo a responsabilità delle scuole per danni patiti da docenti, studenti e famiglie.

Fonte: Italia Oggi – di Antonio Ciccia Messina

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