Usa: prezzi gonfiati con un algoritmo segreto, Amazon sotto accusa
Amazon avrebbe implementato un algoritmo segreto per valutare fino a che punto è possibile aumentare i prezzi senza che la concorrenza possa fare altrettanto. L’esistenza di quest’algoritmo, denominato “Project Nessie”, è stata resa nota il 26 settembre 2023 in una denuncia presentata dalla Federal Trade Commission (FTC) insieme a 17 procuratori generali di vari stati federali in cui Amazon viene accusata di aver violato le leggi antitrust negli Stati Uniti.
Stando a quanto riferisce il Wall Street Journal, l’algoritmo avrebbe gonfiato artificialmente i prezzi e monitorato se altri venditori online avessero seguito l’aumento. Qualora i concorrenti avessero mantenuto i prezzi bassi, l’algoritmo avrebbe provveduto a riportare automaticamente i prezzi di Amazon a livelli normali.
Grazie a questo, il colosso dell’e-commerce sarebbe pertanto riuscito a mantenere il monopolio aumentando i profitti in diverse categorie d’acquisto, fino a quando ha smesso di avvalersene nel 2019.
La presidente della FTC, Lina Khan, ha affermato che adesso la denuncia dettaglia come Amazon stia sfruttando il suo potere monopolistico per arricchirsi, alzando i prezzi e peggiorando il servizio per milioni di famiglie americane e per le migliaia di aziende che dipendono da essa per raggiungere i clienti.
Secondo le accuse della Federal Trade Commission, le tattiche incriminate di essere anticoncorrenziali includerebbero misure anti-sconto che penalizzerebbero i venditori e dissuaderebbero altri rivenditori online dall’offrire prezzi inferiori a quelli di Amazon, mantenendo i prezzi più alti per i prodotti su Internet. Ad esempio, se Amazon scopre che un venditore offre beni a basso prezzo altrove, potrebbe seppellire i venditori che scontano sconti così in basso nei risultati di ricerca di Amazon da renderli praticamente invisibili.
Così la condotta illegale di Amazon taglierebbe fuori gli altri competitor e renderebbe loro impossibile prendere piede nell’e-commerce, fuorviando anche l'esperienza degli stessi clienti che vedrebbero sostituiti i risultati di ricerca organici e pertinenti con pubblicità a pagamento.
Proprio lo scorso maggio, uno studio presentato alla Federal Trade Commission condotto da tre ricercatori della Carnegie Mellon University e illustrato dal Prof. Alessandro Acquisti al Privacy Day Forum, aveva evidenziato che su quasi 500 consumatori che avevano partecipato a dei test empirici su internet, gli annunci pubblicitari mirati avevano mostrato prodotti mediamente più cari del 10% rispetto ai prezzi che avrebbero potuto reperire facendo una semplice ricerca sul web per trovare gli stessi identici prodotti.
Adesso è Amazon a finire nel mirino della Federal Trade Commission, accusata anche di addebitare costose commissioni alle centinaia di migliaia di venditori che attualmente non hanno altra scelta che affidarsi al colosso dell’e-commerce per restare a galla nella propria attività. Nel complesso, le commissioni applicate dal colosso americano costringerebbero molti venditori a pagare quasi il 50% di tutti i loro ricavi totali.
Da parte sua, Amazon sostiene che “le accuse dell’FTC travisano fortemente la natura di questo strumento. Il Progetto Nessie è nato con un obiettivo semplice: evitare che il nostro meccanismo di comparazione dei prezzi portasse a risultati anomali con prezzi così bassi da essere insostenibili. Il progetto è stato applicato per alcuni anni ad una sottocategoria di prodotti ma non ha funzionato come previsto e lo abbiamo quindi dismesso diversi anni fa”.