Usa: su divorzi e precedenti peali bastano pochi dollari per un report completo su chiunque
Appuntamenti al buio? Non proprio. Prima di incontrare qualcuno conosciuto online si può sapere se ha precedenti penali, se è sposato o se è pieno di debiti. Succede negli Stati Uniti dove la legge sulla privacy consente l’accesso a simili notizie. E così, mentre in Italia è polemica sulle app di tracciamento anticoronavirus, oltreoceano spopolano i siti e le app che offrono report completi su chiunque. Basta inserire nome e cognome della persona interessata, pagare pochi dollari e aspettare che le informazioni arrivino direttamente sul nostro computer.
Un modo per evitare brutte sorprese – spiegano i gestori delle varie piattaforme – visto che questi dati negli Stati Uniti sono considerati pubblici ed è tutto legale.
Una mole enorme di dati personali messi a diposizione del pubblico per una manciata di dollari. Le informazioni relative a matrimoni, divorzi e precedenti penali sono considerate di interesse generale e quindi accessibili a chiunque, non importa la finalità. Così prima di decidere di uscire con qualcuno è possibile “schedarlo”. Se è sposato o ha precedenti si può decidere di non incontrarlo.
Inutile mentire: si verrebbe subito scoperti. L’unico modo per sfuggire alla ricerca online è iscriversi alle app di dating con un falso nome. Per la maggior parte degli Stati federali infatti la sostituzione di persona non è reato, a meno che non vi sia un danno concreto per la vittima o una finalità intimidatoria.
Se nemmeno il coronavirus ha fermato i siti di incontri online, il business che ruota attorno a questi servizi di raccolta dati non può che crescere. Ma come è possibile tutto questo?
La differenza la fa la legge. In Italia la raccolta massiva di dati personali senza il consenso degli interessati è illecita. Lo prevede espressamente il Regolamento Ue 679/2016 (cosiddetto Gdpr) e in generale fa parte della cultura giuridica dei paesi di civil law. È storia di questi giorni il dibattito in Italia intorno alla app di tracciamento contro il coronavirus e la richiesta di subordinare il via libera al sì parlamentare.
Negli Stati Uniti l’impostazione è completamente diversa, impossibile fare un paragone. «Da noi tutte queste informazioni sono considerate pubbliche, chiunque può accedervi - spiega l'avvocato Erik Syverson, con studio a Los Angeles e specializzato in diritto dell’informatica -. Qualsiasi report criminale, denuncia, procedimento penale in corso è disponibile al pubblico per sempre. Quindi, se sei stato arrestato da giovane, non sfuggirai mai a questa “gogna”, ti seguirà per tutta la vita. Lo stesso vale per i matrimoni, i divorzi, i mutui e le proprietà. Non c’è modo di mantenere queste informazioni private».
I dati raccolti possono servire ai datori di lavoro, ai giornalisti, ai curiosi, ma ultimamente sono molto richiesti dai frequentatori delle app di dating. Tra le recensioni entusiaste dei vari servizi di report online si leggono proprio quelle degli utenti dei vari siti di incontri in rete, felici di aver evitato appuntamenti poco proficui grazie alle informazioni così ottenute.
Gli unici requisiti per accedere ai dati sono essere maggiorenni e avere la residenza negli Stati Uniti. Ma per molti servizi basta soltanto pagare. Una manciata di dollari e le informazioni vengono scaricate comodamente online. L’unica avvertenza che compare è un alert: attenzione, le informazioni sono riservate e potrebbero scioccarvi. La California è il Paese dello scandalo di Cambridge Analytica, ma il resto non sembra turbare la serenità degli utenti che, al contrario, dicono di sentirsi più sicuri grazie ai report disponibili al bisogno.
Il problema si pone quando i dati riguardano cittadini che hanno la doppia cittadinanza, europea e americana. Per questo motivo la maggior parte dei siti chiede se si risiede negli Stati Uniti prima di poter scaricare il report. I dati, infatti, non dovrebbero essere visibili ai cittadini europei, tutelati da una leggesulla privacy più garantista.
Molti siti americani sono però indicizzati anche dai motori di ricerca con estensioni in Europa e molti dati giudiziari sono visibili in chiaro anche per chi si collega dal nostro Paese. In questi casi, il cittadino potrebbe indirizzare una richiesta di deindicizzazione dei dati, almeno per quanto riguarda le ricerche provenienti dall’Europa. Ancora una volta la rete mette in luce i problemi derivanti da una normativa sulla privacy diversa nei vari Paesi del mondo, con ripercussioni importanti sulla vita degli utenti.
Da anni in Italia la possibilità di istituire banche dati gestite da privati per misurare il rating di cittadini e aziende è al centro di un vivace dibattito. Si tratta di database online ad accesso riservato e a pagamento, nei quali ognuno potrebbe inserire informazioni riservate: dai precedenti penali, ai mutui, fino a qualsiasi informazione caricata volontariamente dagli utenti o pescata dal web.
Le informazioni servono, poi, a banche, assicurazioni, privati in genere per valutare l’affidabilità di quel soggetto. Attraverso un algoritmo, la piattaforma assegna un punteggio sull’affidabilità economica e professionale di quella persona.
Il Garante per la protezione dei dati personali si è sempre espresso negativamente su questi sistemi di raccolta massiva dei dati che potrebbero condizionare la vita degli interessati (provvedimento del 24 novembre 2016 n. 679). Per il tribunale di Roma, invece, il trattamento potrebbe essere lecito se effettuato col consenso degli interessati (sentenza 5715/2018). Conclusione poco soddisfacente per il Garante, che ha impugnato la pronuncia in Cassazione, chiedendo che venga vietato qualsiasi trattamento automatizzato su larga scala da parte di privati per finalità di rating. Si tratta di tutelare la dignità delle persone, minacciata dalle iniziative economiche private. Non la pensano così negli Stati Uniti, dove la condivisione di informazioni riservate è considerata un valore.
Fonte: Il Sole 24 Ore