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In Francia occorrerà aver compiuto 15 anni per iscriversi ai social network

La “maggiore età digitale” per iscriversi ai social network si raggiunge a 15 anni. Questa la proposta di legge approvata quasi all’unanimità (82 voti contro 2) in prima lettura dall’Assemblea Nazionale della Repubblica francese. E così – se l’attuale testo diventerà definitivamente legge -, i social network saranno tenuti a verificare l’età dei loro utenti e il consenso dei genitori per la registrazione dei minori di 15 anni, con sanzioni in caso di inadempienza.

Francia: la ‘maggiore età digitale’ per iscriversi ai social network si raggiunge a 15 anni

La “maggiore età digitale” di 15 anni a cui fa riferimento il testo non è nuova: è stata introdotta in Francia nel 2018 in applicazione del GDPR, che lasciava la possibilità di fissarla tra i 13 e i 16 anni. Ma questa soglia – che riguarda più in generale l’età al di sotto della quale è necessario il consenso dei genitori per il trattamento dei dati personali di un minore – non è stata realmente applicata e non ha avuto alcun impatto in termini di accesso dei minori ai social network.

Per rimediare, il testo votato dall’Assemblea Nazionale introduce l’obbligo per i social network di “implementare una soluzione tecnica per verificare l’età degli utenti finali e il consenso dei titolari dell’autorità parentale” per i minori di 15 anni, una “soluzione” che dovrà essere certificata dalle autorità. In caso di inadempienza, all’azienda potrà essere comminata una multa fino all’1% del suo fatturato mondiale. Sui social network, la prima registrazione “avviene in media a circa otto anni e mezzo di età, e sono presenti più della metà dei ragazzi tra i 10 e i 14 anni”, secondo i dati messi a disposizione dalla CNIL e citati dai deputati. Il testo dovrà ora essere esaminato dal Senato.

Al Consiglio dell’Unione Europea è stato trovato un accordo sulla raccolta e sulla condivisione dei dati per gli affitti di alloggi a breve termine. I ministri dei Paesi membri hanno concordato un orientamento generale sulla proposta di Regolamento presentata dalla Commissione Europea il 7 novembre 2022.

Ad oggi, infatti, i dati delle piattaforme online che operano nel mercato degli short-term accomodation rental non sono standardizzati a causa della diversità di regole vigenti negli Stati membri. Il Consiglio sostiene, pertanto, la creazione di un quadro comune per la raccolta e la condivisione dei dati a livello europeo, includendo anche disposizioni che tengano maggiormente conto dei sistemi di registrazione già in vigore nei singoli Stati. L’affitto di appartamenti, case o stanze per brevi periodi di tempo è, infatti, diventato una forma comune di alloggio per turisti e viaggiatori.

Le piattaforme online hanno incrementato l’uso di questi servizi, che attualmente rappresentano quasi un quarto del totale degli alloggi turistici nell’UE. Alcuni Stati membri hanno implementato diversi sistemi di registrazione che si differenziano per l’ambito di applicazione e per le informazioni che devono essere presentate dagli host o dalle piattaforme online.

La proposta di Regolamento si propone, dunque, di produrre vantaggi per tutti gli operatori del segmento short-term accommodation rental: gli host potranno utilizzare una procedura di registrazione semplice, le piattaforme avranno un unico set di regole per le informazioni che devono fornire, i viaggiatori saranno più protetti dalle frodi e i dati trattati saranno più accurati e affidabili. Il tutto nel rispetto della disciplina europea in materia di protezione dei dati personali. L’approccio generale concordato fornisce alla Presidenza del Consiglio UE un mandato per avviare i negoziati con il Parlamento europeo una volta che quest’ultimo avrà definito la propria posizione.

Fonte: www.guidoscorza.it

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