Condoni senza privacy, l’Unione Europea vuole i dati
Scambio di dati tra le autorità fiscali europee su chi ha usufruito di condoni fiscali. È questa l'indicazione che arriva dalla Commissione speciale Tax3 del Parlamento europeo che si occupa di reati finanziari, evasione ed elusione fiscale che ha concluso la versione definitiva del report su cui il Parlamento voterà entro fine marzo. Per i membri della Tax 3 emerge quindi il problema dei condoni fiscali e invita, dunque, la commissione europea a valutare i precedenti programmi di sanatoria attuati dagli stati membri e, in particolare, le entrate recuperate e il loro impatto a medio e lungo termine.
Esorta quindi gli stati membri a garantire che i dati riguardanti i beneficiari di condoni fiscali precedenti e futuri siano debitamente condivisi con la magistratura e le forze dell'ordine, per garantire la conformità con le regole antiriciclaggio e avviare un possibile procedimento per altri reati finanziari. Non solo. Invita gli stati membri a comunicare a far valutare i programmi di sanatoria dal codice di condotta e di inserire un limite di accesso per le società che in precedenza abbiano già beneficiato di condoni fiscali. Poi si sottolinea anche la necessità di interconnessione dei registri dei titolari effettivi.
La Tax3 ritiene, infatti, che la commissione dovrebbe monitorare attentamente il funzionamento di questo sistema e se debba essere integrato dall'istituzione di un registro pubblico dell'Ue dei titolari effettivi o altri strumenti che potrebbero porre rimedio a eventuali mancanze in modo efficace.
Inoltre si evidenzia la corsa al ribasso sulle imposte societarie in Europa. All'interno dell'Unione europea l'aliquota media nominale dell'imposta sulle società è diminuita dal 32% nel 2000 al 21,9% nel 2018.
Dopo aver chiamato l'appello per la creazione di una guardia di finanza europea che coordini le autorità nazionali (si veda ItaliaOggi del 28 febbraio 2019), la Tax3 ha evidenziato che la corsa al ribasso tra aliquote societarie desta preoccupazione per gli effetti di ricaduta su altri paesi.
Entro il 2020 dovrebbe, quindi, essere preso in considerazione il problema anche a livello Ocse, introducendo così una tassazione minima effettiva a livello internazionale. Una nuova possibilità che tuttavia non implica modifiche al fatto che i paesi siano liberi di applicare le proprie aliquote fiscali o addirittura di escludere un sistema di tassazione sulle imprese.
Per quanto riguarda l'Iva, la Tax 3 esorta la Commissione a esaminare le possibilità di raccolta in tempo reale e comunicazione dei dati Iva transazionali da parte degli Stati membri, con un aumento dell'efficacia di Eurofisc, consentendo un nuovo sviluppo di strategie per la lotta contro le frodi Iva. L'alternativa deve essere quindi l'utilizzo da parte di tutte le autorità competenti della varietà di dati statistici e di data mining per identificare anomalie, relazioni e modelli sospetti.
Fonte: Italia Oggi del 9 marzo 2019