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Garante Privacy, tracciamento contatti con un'app volontaria

Tracciatura dei contatti limitata, attraverso una app attiva su base volontaristica. Ma per avviare il controllo sui cellulari con il bluetooth occorre una norma di rango primario. Il garante della privacy Antonello Soro traccia, nell'audizione di ieri alla Camera, i confini in materia di analisi delle informazioni per contenere la pandemia soprattutto nella fase due.

Soro, presidente del Garante per la protezione dei dati personali

(Nella foto: Antonello Soro, presidente del Garante per la protezione dei dati personali. Per Federprivacy ha curato la prefazione del Manuale Privacy 2020)

Di più secondo Soro con gli opportuni puntelli di proporzionalità delle misure: «Il ricorso al contact tracking potrebbe anche concorrere all'eventuale formazione del «passaporto sanitario digitale». Il Garante guarda dunque alle varie iniziative suscettibili di adozione nella fase di ripresa delle attività, per la valutazione del grado individuale di rischio epidemico.

Nell'audizione si boccia il ricorso ai droni, meccanismo che eccede quel canone di proporzionalità a cui fa riferimento più volte Soro, troppo invasivo nel suo verificare non semplicemente impersonali assembramenti ma proprio per identificare obblighi di permanenza domiciliare. Bocciata anche la funzione del cellulare come sorta di braccialetto elettronico che presupporrebbe che le persone non si stacchino mai dal proprio telefono, cosa dice Soro che se può andar bene per le fasce più giovani della popolazione è più difficile per quelle più anziani.

Il compromesso è da ritrovare in una adesione su base volontaria di una app bluetooth per il tracciamento della propria posizione. La adesione però secondo il garante privacy deve trovare motivo non tanto dietro una erogazione di servizi ma bensì nel principio di tutela della salute. Secondo Soro il modello cinese o di Singapore così come quello della Corea del Sud per diversità culturali difficilmente troverebbe appiglio ma al contrario la motivazione per essere informati di essere stati potenzialmente e inconsapevolmente contagiati tramite un contatto con soggetti positivi può consentire un'ampia adesione dei cittadini.

Il soggetto che risultasse positivo dovrebbe fornire l'identificativo Imei del proprio dispositivo all'Asl che con algoritmo dovrà ricostruire gli spostamenti a ritroso. E chi, entrato in contatto con la persona infetta, ha attivato la app potrebbe ricevere un alert sul telefono. Ma il tutto in forma pseudonimizzata.

Fonte: Italia Oggi del 9 aprile 2020

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Il presidente di Federprivacy intervistato su Rai 4

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