Caso Pegasus, scende in campo il Garante per la Privacy
Il caso The Pegasus Project ha nuovamente evidenziato un uso illecito del famoso tool sviluppato da NSO Group. Migliaia di persone sono state spiate da diversi governi nel mondo. Il Garante per la protezione dei dati personali ha chiesto all'azienda israeliana di fornire alcune informazioni. NSO Group risponderà al Garante?
L'inchiesta guidata da Forbidden Stories e Amnesty International ha svelato che Pegasus è stato utilizzato per spiare numerose persone, tra cui giornalisti, attivisti e noti politici, come il Presidente francese Emmanuel Macron. Ciò è avvenuto installando lo spyware sui loro smartphone, sfruttando vulnerabilità delle app (WhatsApp e iMessage in particolare). Il Garante della Privacy vuole ora informazioni sull'uso dei dati personali. Entro 20 giorni, NSO Group deve comunicare:
- il ruolo che essa riveste rispetto ai trattamenti correlati all’utilizzo di Pegasus
- se vi siano, ed eventualmente chi siano, i clienti italiani che utilizzano il software
Alla prima richiesta, NSO Group ha risposto più volte tramite comunicati ufficiali, affermando che il software viene venduto esclusivamente alle forze di polizia e alle agenzie di intelligence con l'unico scopo di salvare vite umane, prevenendo attacchi terroristici e altri crimini. L'azienda israeliana ha sottolineato che non gestisce il tool e che non ha accesso a nessun dato.
Per quanto riguarda la seconda richiesta, quasi sicuramente il Garante non riceverà nessun elenco di clienti italiani (se esistono). NSO Group ha già dichiarato che l'obbligo di fornire queste informazioni esiste solo in caso di indagini.
Sul sito di OCCRP sono stati pubblicati i nomi di alcuni “target”. Al momento non c'è nessun italiano, quindi si presume che tra i clienti di NSO Group non ci sia nessuna forza di polizia e agenzia di intelligence del nostro paese.
Fonte: Punto Informatico