Nicola Bernardi
Presidente di Federprivacy. Consulente del Lavoro. Consulente in materia di protezione dati personali e Privacy Officer certificato TÜV Italia, Of Counsel Ict Legal Consulting, Lead Auditor ISO/IEC 27001:2013 per i Sistemi di Gestione per la Sicurezza delle Informazioni. Twitter: @Nicola_Bernardi
Attenzione alle app che promettono di proteggere la privacy e in realtà vi spiano
Tra perdite di dati, timori di essere spiati e di violazioni della privacy, molti utenti sono sempre più alla ricerca di soluzioni per archiviare in modo sicuro sul proprio smartphone le loro foto, video, e messaggi confidenziali, ed è proprio quello che promettono di fare molte app scaricabili dal Play Store di Google. Peccato che molte app facciano in realtà l’esatto contrario di ciò che affermano, come ha evidenziato uno studio guidato dal reporter di Cybernews Edvardas Mikalauskas, che ha analizzato le prime 30 applicazioni risultanti sul Play Store digitando le parole "app per la privacy" come chiave di ricerca.
In Irlanda la prima multa per violazione del Gdpr non colpisce un gigante del web ma l'agenzia per l'infanzia
A distanza di 2 anni dall’introduzione del Gdpr si sveglia l’Autorità per la privacy irlandese, ed infligge finalmente la sua prima sanzione con il Regolamento UE 2016/679. Ma l’agenzia per la protezione dei dati guidata da Helen Dixon, più volte messa in discussione per le sue 19 indagini avviate senza però fino ad oggi irrogare una sola multa per violazione del Gdpr, benché sia autorità capofila competente per diversi colossi della tecnologia americani che hanno la loro sede europea proprio in Irlanda, non sanziona Facebook, Twitter, Amazon o Google, ma colpisce l’agenzia di stato per l’infanzia e la famiglia.
Negli Usa niente privacy per chi lavora in smart working
Negli ultimi tempi il lockdown ha comportato un radicale e repentino ripensamento dell’organizzazione del lavoro per la necessità di tutelare la salute delle persone, e il ricorso massivo allo smart working sembra pure aver aperto nuove frontiere che potrebbero influire sulla nuova normalità delle imprese.
Impiegato di banca usava WhatsApp per farsi inviare documenti dai clienti, violato il Gdpr
Lavorava in modo fin troppo "smart' un impiegato della Banca Comercială Română (BCR) che per cercare di facilitate i clienti nella gestione delle pratiche usava il proprio telefonino personale per farsi inviare tramite WhatsApp le copie di documenti e carte d’identità, anche di minorenni e dei loro rappresentanti legali, contravvenendo però così alle procedure di lavoro interne, motivo per cui l’istituto è stato adesso sanzionato per violazione della normativa sulla privacy.
Colpito da ransomware lo studio legale delle celebrità, attori e cantanti famosi sotto ricatto
Sono sempre più frequenti i casi di aziende colpite da attacchi informatici con richieste di riscatto da pagare in cryptovaluta per riavere i dati presi in ostaggio dagli hacker, ma se a cadere nella rete dei cybercriminali è uno dei più prestigiosi studi legali di New York che cura gli interessi di oltre 200 celebrità, la faccenda si complica ulteriormente, e la posta in gioco potrebbe alzarsi non di poco.
Nella "fase 2” largo ai termoscanner tra business e sfide sul rispetto della privacy
Oltre al controllo della temperatura corporea dei dipendenti per l’accesso ai luoghi di lavoro, la misurazione della febbre si estende anche a tutti gli aeroporti, alle stazioni ferroviarie, e alla metropolitana. A stabilirlo sono le disposizioni del Dpcm del 26 aprile 2020 relative alla gestione epidemiologica da Covid-19 durante la "fase 2". Anche se per molti cittadini desiderosi di uscire di casa e di riprendere le loro attività quella di sottoporsi obbligatoriamente al test potrà rappresentare un’intromissione nella loro privacy, un’altra faccia della medaglia è quella delle imprese che hanno saputo trasformare la crisi in un’opportunità di business, correndo a brevettare nuovi strumenti e dispositivi che hanno messo a punto proprio durante il periodo di chiusura imposto loro dal governo.
Il Comune di Gragnano mette alla gogna online i cittadini indigenti
Tra le misure che sono state varate nel periodo dell’emergenza sanitaria del Coronavirus, sono stati previsti anche degli aiuti per le famiglie che si trovano in difficoltà economiche. Come se già non fosse abbastanza umiliante superare il senso di disagio che si può provare rivolgendosi al proprio comune di residenza per chiedere il denaro per procurarsi i generi di prima necessità per sopravvivere alla crisi, il Comune di Gragnano ha aggiunto anche la gogna mediatica per le persone meno abbienti che hanno fatto richiesta dei buoni spesa.
Monte di Paschi di Siena, gli hacker entrano nelle email aziendali della banca e scrivono ai clienti
Quando si riceve un'email apparentemente proveniente dalla banca, in cui viene fatto credere al malcapitato destinatario che il proprio conto corrente sarebbe stato bloccato con la richiesta di effettuare l'accesso al web banking digitando le proprie password o di cliccare su un link, la maggior parte delle volte si tratta in realtà di tentativi di frode ad opera di hacker che cercano di carpire le credenziali degli utenti mediante campagne di phishing.
Zoom accetta password di un solo carattere, meglio per una videochat tra amici che per riunioni di lavoro
Mentre in tempi di isolamento sociale da Covid-19 la piattaforma Zoom è diventata velocemente una delle app di videoconferenze più popolari al mondo, Elon Musk ha deciso invece di vietarne l'uso ai suoi dipendenti, e non solo per potenziali carenze riguardanti il rispetto delle leggi sulla privacy.
Videconferenze non sicure a rischio di "Zoom-bombing"
In questo periodo di emergenza da Covid-19, Zoom è diventata in pochissimo tempo una delle app per videochiamate più usate al mondo, ed è utilizzata anche da molti insegnanti per tenere videolezioni in diretta, e da enti ed aziende per fare riunioni di lavoro o d’altro genere. Parallelamente alla sua grande diffusione, è emerso però il cosiddetto fenomeno dello “Zoom-bombing”, ovvero la pratica di certi disturbatori che interrompono videolezioni e riunioni con messaggi volgari o anche video pornografici, razzisti e offensivi.