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Sparlare di superiori e colleghi nella chat aziendale non può essere motivo di licenziamento se il dipendente non è stato informato sui possibili controlli
L’azienda non può utilizzare, ai fini del licenziamento, la conversazione privata di una dipendente che, nella chat aziendale, sparla di un superiore e di alcune colleghe, se non ha comunicato ai dipendenti la possibilità di fare controlli. Una deroga, sarebbe stata possibile solo in caso di controlli difensivi, destinati a proteggere beni aziendali o finalizzati a contestazioni sulla prestazione lavorativa. Ma nulla di tutto questo era stato eccepito alla lavoratrice. Il suo sfogo dunque, destinato ad un solo interlocutore, rientra nella libera manifestazione del pensiero.
Stop a ChatGPT: davvero dobbiamo scegliere tra progresso, diritti e libertà?
La decisione del Garante per la protezione dei dati personali di avviare un’istruttoria nei confronti di OpenAI, la società che gestisce, tra gli altri servizi, ChatGPT e di ordinarle uno stop temporaneo dei trattamenti dei dati personali e la conseguente decisione della società americana di rendere temporaneamente inaccessibile il servizio dall’Italia hanno acceso un vivace dibattito sui social. Da una parte ci sono coloro che, per la verità meno numerosi, plaudono all’iniziativa e dall’altra quelli che la criticano, talvolta anche senza mezze misure, accusando il Garante di condannare l’Italia a rinunciare a uno dei più gettonati e, forse, utili ritrovati del progresso tecnologico e, così facendo, in qualche modo, a restare fuori dalle rotte del futuro.
Sulle chat private valgono le regole deontologiche: scattano le sanzioni per i docenti che offendono la scuola
Niente immunità digitale per il personale scolastico. La chat privata non garantisce un salvacondotto al pubblico dipendente che commette illeciti in rete, anche se l'account aperto sul social network è individuale.
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Tutela estesa su chat e messaggi WhatsApp
Ha portata generale la necessità per il Pm di procedere a sequestro per l’acquisizione di chat. A queste ultime infatti deve essere ricondotto il concetto di corrispondenza sulla base di quanto chiarito dalla Corte costituzionale. Lo puntualizza la Cassazione con la sentenza 31180/2024 della sesta sezione penale.
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Usa: giudice del Texas vieta ChatGpt agli avvocati
Nessun documento legale redatto dall'intelligenza artificiale. È l'aut aut messo da un giudice federale del Texas dopo i casi dell'uso dell'IA in tribunale. L'ultimo è accaduto pochi giorni fa quando un avvocato a New York per costruire una causa si è affidato a ChatGpt che ha fornito sei casi precedenti, tutti risultati completamente inesistenti.
WhatsApp per condividere dati aziendali riservati, attenti al rovescio della medaglia
La comodità è figlia della pigrizia. Quest’ultima ha una discendenza pericolosa, tra cui spiccano le nipotine della messaggistica istantanea la più vivace delle quali è certo WhatsApp. Quest’ultima soluzione prende facilmente per mano chi lavora da remoto o semplicemente si trova fuori ufficio: è suadente e abbordabile anche per chi non ha competenze tecnologiche, è traditrice perché non offre nessuna garanzia di riservatezza.
WhatsApp, bug permette di modificare i messaggi
All’interno di WhatsApp c’è una grave vulnerabilità che permette, almeno a chi è in grado di farlo, di intercettare e modificare i messaggi sia nelle conversazioni private che di gruppo. Questa possibilità è stata mostrata al Black Hat di Las Vegas, sfruttando una falla in WhatsApp Web. Lo ha dimostrato il team di cybersecurity Check Point Software Technologies con un processo di reverse engeneering.