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I rischi sulla privacy delle chatbot: da Replika a ChatGPT
Quando scarichiamo le tanto famigerate app da internet ci accorgiamo che spesso sono accompagnate da tante, anzi moltissime recensioni che sembrano celare un desiderio, una debolezza o una ricerca di attenzione da parte di chi le scarica. Un esempio di questa necessità di comunicare o di intavolare rapporti con chicchessia, che magari non si riescono a costruire nel mondo reale, è rappresentato dall’app Replika, un’applicazione statunitense di tipo chatbot dotata di un algoritmo di intelligenza artificiale programmato per creare “un amico virtuale”.
I tabulati delle chat sono documenti e non intercettazioni
Un’interessante sentenza per gli esperti di informatica è la n. 6363/2023 della Corte di Cassazione, emessa a seguito del ricorso presentato contro un provvedimento con cui il Tribunale del riesame ha confermato la decisione del Gip che ha applicato la sanzione cautelare della custodia in carcere nei confronti di un soggetto nei cui confronti sono stati raccolti gravi indizi di colpevolezza in relazione all'omicidio di un soggetto grazie alla messaggistica o Chat ricondotta all'ID dell'indagato.
Il Garante della Privacy blocca ChatGPT
Stop a ChatGPT finché non rispetterà la disciplina privacy. Il Garante per la protezione dei dati personali ha disposto [doc. web n. 9870832], con effetto immediato, la limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di OpenAI, la società statunitense che ha sviluppato e gestisce la piattaforma. L’Autorità ha contestualmente aperto un’istruttoria.
Il Garante della Privacy detta le condizioni per sospendere lo stop a ChatGPT
OpenAI avrà tempo fino al 30 aprile per adempiere alle prescrizioni imposte dal Garante per la protezione dei dati personali riguardo a informativa, diritti degli interessati, utenti e non utenti, base giuridica del trattamento dei dati personali per l’addestramento degli algoritmi con i dati degli utenti. Solo allora, venendo meno le ragioni di urgenza, l’Autorità sospenderà il provvedimento di limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani preso nei confronti della società statunitense e ChatGPT potrà tornare accessibile dall’Italia.
Il provvedimento del Garante su ChatGpt è 'anticipatorio' di una nuova epoca
In data 30 marzo 2023 il Presidente della Autorità italiana garante per la protezione dei dati personali, avvalendosi dei poteri d’urgenza previsti dall’art.5.comma 8 del Regolamento 1/200058 e di quanto disposto dall’art.58 par. 2, lettera f) del GDPR, ha adottato un provvedimento di urgenza nei confronti della società OpenAi quale società sviluppatrice e gestrice di ChatGPT, col quale ha disposto con effetto immediato la limitazione provvisoria del trattamento di dati di utenti italiani.
L'FBI può leggere le chat di Signal su un iPhone
A quanto pare neanche le chat di Signal sono sicure al 100%. A dimostrarlo sono dei documenti che provano che l'FBI disporrebbe di uno strumento che gli permette di leggerle. Se negli ultimi tempi milioni di utenti hanno abbandonato WhatsApp sperando di trovare maggiore privacy in altre app come Telegram e Signal, le loro aspettative sono purtroppo sempre più soggette ad essere disattese.
Non punibile la diffamazione online su WhatsApp se la chat ha pochi iscritti
Può scattare la particolare tenuità del fatto se la diffamazione nei confronti di alcuni graduati da parte di un militare è avvenuta su una chat WhatsApp con pochi iscritti. È quanto emerge dalla sentenza n. 31898/2023 della prima sezione penale della Cassazione che ha accolto sul punto il ricorso dell’imputato.
Offese su WhatsApp: occorre distinguere caso per caso tra ingiuria e diffamazione
La questione affrontata dalla recente sentenza della Corte di Cassazione 28675/2022 attiene al corretto inquadramento sotto il profilo dell'ingiuria piuttosto che della diffamazione degli scritti offensivi in una chat Whatsapp. Nella vicenda il fatto consisteva nell'invio, da parte della imputata, di plurimi messaggi scritti e audio in una chat di whatsapp a cui partecipavano un suo contatto ed altre giovani ragazze, dal contenuto pesantemente offensivo nei confronti del contatto stesso. Messaggi scatenati dal fatto che quest'ultimo le aveva restituito, perché non in grado di accudirlo, un cucciolo di cane che l'imputata gli aveva regalato.
Ora i dipendenti preferiscono WhatsApp alla mail: dati aziendali fuori controllo
Oltre il 70% degli impiegati utilizza app di messaggistica per condividere dati sensibili e informazioni critiche dell'azienda, e il 52% di professionisti e manager d’impresa fotografa documenti di lavoro riservati e li spedisce tramite WhatsApp, ma uno su quattro di essi (24%) sbaglia destinatario. Rapetto: “Si consegnano inconsapevolmente le chiavi dell’ufficio e in particolare quelle dei cassetti più riservati”. Bernardi:” Molte aziende hanno perso il controllo dei propri dati personali a causa delle app”. Decalogo di Federprivacy per aiutare le imprese a disciplinare l’uso di servizi aziendali di chat e messaggistica elettronica in conformità al Gdpr.
Perù: nella causa di separazione a stabilire l'assegno da versare per il mantenimento dei figli è ChatGpt
Nella causa fra i genitori è l'intelligenza artificiale a stabilire il mantenimento che il padre deve versare al minore. Accade in Perù, dove la Corte superiore di Giustizia di Lima Sud ricorre a Chat Gpt per dirimere la controversia tra mamma e papà, decidendo in base ai calcoli dell'algoritmo che l'uomo dovrà destinare il 20 per cento del suo reddito all'assegno per le figlia, mentre in Italia la chatbot di OpenAi è ancora bloccata dal Garante privacy. È quanto emerge dal provvedimento adottato il 27 marzo scorso nell'expediente 00052-2022-18-3002-Jp-Fc-01.