Corte di Giustizia UE: anche le comunità religiose devono rispettare le norme privacy
Una comunità religiosa che effettua attività di predicazione porta a porta (tipo i testimoni di Geova) deve rispettare le norme del diritto dell'Ue sulla protezione dei dati personali. Questo anche se non effettuano il trattamento dei dati in modo automatizzato; basta che le informazioni siano riportate in un qualsiasi archivio. Il responsabile del trattamento dei dati sarà la comunità religiosa stessa. È quanto stabilito nella sentenza della Corte di giustizia europea relativa alla causa C-25/17.
La questione riguarda la commissione finlandese per la protezione dei dati che, nel settembre 2013, aveva vietato alla comunità religiosa dei testimoni di Geova in Finlandia di raccogliere o trattare dati personali nell'ambito della loro attività di predicazione porta a porta. I membri della congrega, infatti, nell'esercitare questa attività prendono appunti sulle visite effettuate a persone che la comunità non conosce. Questi dati vengono utilizzati, poi, per stilare delle mappe su cui basare una ripartizione in zone per coordinare l'attività porta a porta dei predicatori.
La Corte amministrativa suprema finlandese si è rivolta, quindi, alla Corte di giustizia Ue per accertare l'eventualità che la comunità sia soggetta o meno al rispetto delle norme del diritto europeo sulla protezione dei dati. La Corte, nella sentenza di ieri, ha innanzitutto chiarito che l'attività di predicazione porta a porta non rientra tra le eccezioni previste dal diritto dell'Unione in materia di protezione dei dati personali; in particolare «non costituisce un'attività esclusivamente personale o domestica alla quale il diritto dell'Unione non si applica».
Le norme sulla protezione dei dati, continua la Corte, si applicano solo se i dati sono contenuti o destinati a figurare in un archivio. Visto che, anche se non con procedure automatizzate, le informazioni vengono veicolate in un database gestito dalla comunità, i trattamenti dati provenienti dall'attività di predicazione porta a porta devono rispettare le norme Ue sulla protezione dei dati e sarà la comunità religiosa, congiuntamente ai suoi membri predicatori, a essere responsabile del trattamento degli stessi dati.
Fonte: Italia Oggi dell'11 luglio 2018