Nelle aziende il 53% dei team privacy è a corto di risorse, ma nel 41% dei casi il budget è insufficiente
Nel 53% delle aziende i team privacy sono a corto di personale, anche perché attualmente il 41% degli stessi manager ammette di non disporre di un budget sufficiente, che nel 34% dei casi neanche verrà aumentato nel 2023.
Il 22% dei manager ritiene che il proprio consiglio di amministrazione non dia adeguata priorità alla privacy, e il 20% pensa che neanche esso sia al corrente di tali lacune, anche se la nota positiva è che il 55% dei CDA è ormai consapevole del rilievo che hanno assunto i temi della protezione dei dati.
Nonostante però che le aziende abbiano compreso l’importanza della privacy, e benché il 38% dei manager abbia fiducia della capacità della propria organizzazione di garantire la sicurezza dei dati, d’altra parte il 94% delle imprese riconosce l'esistenza di un deficit di competenze in questo settore.
Per correre ai ripari, l'87% delle aziende offrono formazione in materia di privacy ai propri dipendenti, e stanno anche formando risorse interne non specializzate per poterle poi impiegare in ruoli riguardanti la privacy (49%). Inoltre, le organizzazioni stanno aumentando il ricorso a dipendenti a contratto o a consulenti esterni (38%).
Ad evidenziarlo è il rapporto "Privacy in Practice 2023" di ISACA realizzato intervistando 1.890 professionisti della privacy di tutto il mondo, di cui 375 europei.
Tra le falle più comuni che le organizzazioni devono fronteggiare nell’ambito della protezione dei dati, il rapporto indica la mancanza di formazione (49%), le violazioni dei dati (42%) e il fatto che le aziende non considerano le criticità della protezione dei dati in prospettiva “privacy by design” (42%).