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Il 51% delle organizzazioni impone ai propri dipendenti restrizioni sull’uso dell’Intelligenza Artificiale generativa a causa dei timori sulla privacy

Secondo il rapporto dello studio “Data Privacy Benchmark” di Cisco, quasi un terzo delle organizzazioni (27%) stanno limitando ai propri dipendenti l’uso dell’Intelligenza Artificiale generativa (come ad esempio ChatGPT) a causa delle preoccupazioni legate alla privacy e alla sicurezza dei dati.

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L’indagine, che ha coinvolto 2.600 professionisti della privacy e della sicurezza in 12 aree geografiche, offre una panoramica del clima complessivo in materia di privacy e sicurezza dei dati.

Nell’ambito delle risposte fornite, la ricerca mostra che il 42% degli intervistati (in Italia al 38%) ha ammesso di aver utilizzato strumenti di Intelligenza Artificiale generativa inserendo informazioni aziendali sensibili non pubbliche.

Un quarto delle organizzazioni (27%) ha vietato completamente (almeno temporaneamente) l’uso dell’IA generativa.

Le organizzazioni vedono l’Intelligenza Artificiale generativa come una tecnologia piena di sfide” - ha spiegato Dev Stahlkopf, Chief Legal Officer di Cisco - “Oltre il 90% degli intervistati ritiene che l’AI generativa richieda nuove tecniche per la gestione e la sicurezza dei dati e dei rischi. È qui che interviene la governance attenta. Riguarda la fiducia dei clienti”.

Dal rapporto è emerso che le organizzazioni stanno di conseguenza mettendo in atto controlli di sicurezza in risposta a questi timori. Il 51% delle organizzazioni italiane e il 63% a livello globale hanno imposto limitazioni ai dati che possono essere inseriti nei propri strumenti di Intelligenza Artificiale generativa, con un altro 51% italiano e 61% globale che ha stabilito restrizioni sugli stessi strumenti che possono essere utilizzati.

Le preoccupazioni riguardano anche l’utilizzo dei dati da parte dell’IA, infatti il 91% delle organizzazioni afferma che deve fare di più per rassicurare i clienti sul fatto che i loro dati vengono trattati in modo trasparente e corretto.

“Il 94% degli intervistati afferma che i clienti acquistano solo se i loro dati sono adeguatamente protetti” - ha affermato Harvey Jang, Vice President e Chief Privacy Officer di Cisco - “I consumatori cercano prove concrete che l’organizzazione sia affidabile. La privacy è fondamentalmente legata alla fiducia e alla lealtà del cliente”.

La spesa per la privacy è più che raddoppiata negli ultimi 5 anni, con un’impressionante percentuale del 95% delle organizzazioni (88% in Italia) che ritiene che i benefici della gestione della privacy superino i costi sostenuti.

Nonostante le grandi organizzazioni abbiano incrementato la spesa per la privacy dell’8% rispetto all’anno scorso, le organizzazioni più piccole hanno seguito una tendenza inversa. Ad esempio, le aziende con una dotazione di personale tra 50 e 249 dipendenti hanno ridotto i loro investimenti in privacy del 25% nell’ultimo anno.

Note Autore

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Federprivacy è la principale associazione di riferimento in Italia dei professionisti della privacy e della protezione dei dati personali, iscritta presso il Ministero dello Sviluppo Economico ai sensi della Legge 4/2013. Email: [email protected] 

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