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Il Garante belga per la protezione dei dati personali ha chiesto chiarimenti e garanzie alla Regione Bruxelles, determinata a estendere dal 1° ottobre l’uso del Green pass a luoghi pubblici al chiuso ed esercizi commerciali. In particolare, l’authority per la privacy ha chiesto al governo regionale di dimostrare che i vantaggi forniti dall'estensione del certificato superino gli svantaggi e i rischi di discriminazione. Il garante ha inoltre preteso esplicitamente che venga vietata qualsiasi raccolta diretta o indiretta di dati personali.

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In arrivo un trattato internazionale giuridicamente vincolante per garantire che l’intelligenza artificiale rispetti i diritti umani e la democrazia sia in ambito pubblico che privato. La Convenzione quadro sull’intelligenza artificiale e i diritti umani, la democrazia e lo Stato di diritto è stata approvata durante l’incontro annuale del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa.

Il Presidente del Garante per la protezione dei dati personali, Pasquale Stanzione, e il Presidente del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, Mauro Palma, hanno sottoscritto un protocollo d’intesa sulla tutela di soggetti privati della libertà personale. Le due Autorità coopereranno per proteggere la dignità e i diritti dei detenuti e di altre persone sottoposte a forme di limitazione della libertà, come i migranti trattenuti nei Cpr (Centri per i rimpatri) e gli ospiti delle Rems (Residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza).

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Il 16 marzo 2022 l'European Data Protection Board (EDPB) e il Garante Europeo per la Protezione dei Dati (EDPS) hanno adottato un parere congiunto sulle proposte della Commissione Europea di prorogare di 12 mesi l'attuale Regolamento sul certificato digitale Covid dell'UE e di modificare alcune disposizioni, come l'ampliamento delle tipologie di test accettati nell'ambito dei viaggi all'interno dell'UE e chiarendo che i certificati di vaccinazione dovrebbero contenere il numero di dosi somministrate al titolare, indipendentemente dallo Stato membro in cui sono state somministrate.

In Italia e in Europa il tema del rapporto tra il diritto fondamentale alla protezione dei dati personali e i sistemi che offrono servizi basati sull’Intelligenza Artificiale è esploso in modo fragoroso con la vicenda legata ai provvedimenti del Garante italiano relativi a ChatGPT e alle violazioni ravvisate dal Provvedimento del 30 marzo 2023, essenzialmente nella carenza di adeguata informativa agli utenti del servizio circa l’uso e il trattamento di dati personali dell’utente o di terzi e circa le modalità di accesso a tali dati, nonché alla possibilità di esercitare l’eventuale diritto di rettifica o di richiesta di cancellazione ove ricorrano le ipotesi previste a tali fini dal GDPR.

È stato detto che “la necessità è il pretesto per ogni violazione della libertà umana”. Così potrebbe essere anche in relazione al Covid-19. Ne è un esempio quanto verificatosi in Ungheria. Il governo ungherese con il Decreto 179/2020 ha sospeso i diritti di accesso e di cancellazione delle informazioni personali nonché la facoltà di presentare un reclamo o veder tutelati i propri diritti ricorrendo all’autorità nazionale. Tutto questo sino alla cessazione dello stato di emergenza, termine però non indicato nel testo del decreto 40/2020 (norma di legge ungherese con la quale è stato proclamato). Intervenendo sul tema, con la dichiarazione adottata lo scorso 2 giugno, l’European Data Protection Board ha ribadito che il Gdpr rimane applicabile anche in condizioni d’emergenza.

Etica e governance delle tecnologie digitali dovrebbero andare di pari passo, sia per identificare i valori e diritti che il digitale deve rispettare sia per assicurarci che effettivamente valori e diritti siano propriamente rispettati nella progettazione, sviluppo e uso di queste tecnologie.

E’ passato quasi un anno dall’introduzione del Gdpr, l’ambiziosa normativa europea sulla privacy che aveva l’obiettivo di spostare l’ago della bilancia dalla parte dei cittadini, dando a questi maggiori diritti e la possibilità di riprendere il controllo dei propri dati personali da tanto tempo avidamente sfruttati dai colossi di Internet. Eppure, almeno fino ad oggi, di concreti giovamenti gli utenti ne hanno percepiti davvero pochi.

Alcuni mesi fa una sentenza della Corte di Giustizia UE aveva stabilito che anche i predicatori porta a porta sono tenuti a rispettare la normativa sulla protezione dei dati personali.

Quotidiani e siti on line riportano notizie di iniziative promosse da gruppi No Vax che, su chat e social media, diffondono e invitano a diffondere indirizzi e cellulari di medici, giornalisti, rappresentanti delle istituzioni, politici. E' vero che tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, ma ciò deve sempre avvenire nel rispetto delle leggi vigenti. Protestare è quindi un diritto sacrosanto, ma calpestare la privacy delle persone che la pensano diversamente da noi non lo è.

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