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Sotto la lente del Garante per la privacy diversi enti locali che stanno mostrando un interesse crescente per iniziative basate su soluzioni di tipo premiale che fanno ricorso a meccanismi di scoring associati a comportamenti “virtuosi” del cittadino in diversi settori (ambiente, fiscalità, cultura, mobilità, sport).  Le istruttorie avviate dall’Autorità, sia d’ufficio sia su segnalazione, riguardano una serie di progetti promossi da soggetti pubblici e privati, che prevedono l’assegnazione di punteggi anche riguardo a raccolte di dati conferiti “volontariamente” dagli interessati.

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Prende campo la tendenza delle app concepite per premiare o penalizzare gli utenti in base ai loro comportamenti. Iniziative anche da parte di pubbliche amministrazioni per dare riconoscimenti alle “buone azioni” dei cittadini virtuosi. Pizzetti:” Pericolosa deriva che può portarci con grande velocità sulla via della società del controllo e del punteggio sociale”. Bernardi: “Inutile nascondersi dietro un dito: le p.a. che propongono tali app sono i soggetti maggiormente in affanno con la protezione dei dati”. In Italia irrogate ad enti pubblici il 71% delle sanzioni per violazioni del Gdpr. Segnalazione al Garante.

Vietata l'intelligenza artificiale che crea la cittadinanza a punti. Sarà proibito implementare quei sistemi che valutano o classificano le persone in base ad un comportamento sociale in molteplici contesti o caratteristiche personali. Ad esempio, non potranno essere implementati sistemi di IA che valutano se un cittadino implementa comportamenti virtuosi da cui ne consegue un premio, al contrario se commette atti negativi potrà essere discriminato. Il Consiglio europeo ha adottato il 6 dicembre scorso la sua posizione comune relativa alla normativa sull'intelligenza artificiale.

Una delle conseguenze ancora meno evidenti dell’esperienza pandemica è l’idea, che sembra vada diffondendosi in alcuni comuni italiani, di offrire ai cittadini di scaricare app, predisposte dal Comune stesso o in house o avvelandosi di servizi di terzi, che consentano di registrare, anche col consenso esplicito del cittadino, i comportamenti di ciascuno con riferimento al rispetto delle prescrizioni comunali. Di tale registrazione resta traccia sullo smartphone o sul computer che ospita la applicazione e la relativa verifica, tramite modalità assai simili a quelle usate per il controllo del possesso e della validità del green pass.

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Il presidente di Federprivacy al TG1 Rai

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