Metaverso: gli impatti per la privacy, tra interrogativi e possibili scenari
Siamo agli inizi dell’epoca dominata dal metaverso, una realtà ibrida tra quella digitale e quella aumentata dove, entro i prossimi dieci o quindici anni secondo le previsioni, i nostri avatar si muoveranno e interagiranno. Il tema della privacy, in particolare, assume un’importanza centrale considerando l’enorme mole di dati personali che circoleranno ed il valore di cui godranno per le imprese che faranno business grazie alla loro raccolta e trattamento. Quali saranno quindi gli impatti che il metaverso apre dal punto di vista giuridico per imprese e utenti sotto il profilo della tutela e della sicurezza dei dati? Difficile ad oggi fare previsioni precise, certo è che le implicazioni generano non pochi interrogativi.
Considerato il futuro di Internet, il metaverso ormai non è solo un termine entrato a far parte del linguaggio comune, ma una vera e propria realtà. Dopo la denominazione Meta della holding che controlla il Gruppo Facebook, Whatsapp, Instagram e Oculos con questa espressione si fa riferimento ad un sistema di universi virtuali e reali interconnessi attraversati da avatar. Proprio Oculos è la prima piattaforma virtuale che ospita l’ingresso in questa nuova realtà, un portale di accesso a tutti gli effetti.
Essendo tutto frutto di uno sviluppo digitale, la materia/realtà è costituita dai dati e dalle informazioni. Replicando il mondo fisico così come lo conosciamo il metaverso si compone di larghezza, lunghezza, profondità e tempo. Di fatto ancora non esiste un’unica definizione di metaverso che veda tutti concordi. Si tratta di un’evoluzione del digitale che grazie alla cooperazione di dispositivi e tecnologie sempre più avanzate, oltre al cloud computing e agli ambienti creati dalla computer graphic, rende possibile svolgere attività quotidiane senza muoversi dalla propria sede: dalle riunioni di lavoro allo sport, fino ai concerti, passando per eventi, giochi e molto altro.
Applicazioni pratiche del metaverso per le aziende - Ma, passando dal piano teorico a quello pratico, quali sono gli ambiti dove il metaverso trova attualmente maggiore applicazione?
Tra le prime aziende che hanno colto le potenzialità della nuova realtà virtuale ricordiamo i più celebri brand fashion seguiti a ruota da quelli di Food&Beverage. Considerata la grande attrattiva creativa il metaverso ben si presta anche ad ospitare esperienze di architettura, design, arte e spettacolo in generale fino al gaming - attività digitale per eccellenza.
(Nella foto: l'Avv. Valentina Frediani, Founder e CEO Colin & Partners)
Non è difficile immaginare che in futuro - soprattutto dopo l’evoluzione dello smart working nei mesi di pandemia - il metaverso potrebbe addirittura ritradurre digitalmente l’ufficio e, in alcuni casi, sostituirlo letteralmente. Certo è che le attuali conoscenze ci rendono arduo fare previsioni a lungo termine considerate le innumerevoli possibilità di applicazione offerte e l’inarrestabile evoluzione tecnologica dei dispositivi, ma sicuramente i prossimi anni ci riserveranno progressi sorprendenti.
Quale sarà l’impatto sul piano giuridico - Sul piano giuridico il metaverso assume una vastità tale che non è semplice - ad oggi - ricomprendere in una normativa omogenea ed univoca. Il primo aspetto da considerare è quello relativo al concetto di identità. Gli avatar che popolano la realtà digitale non sono creazioni di fantasia, ma rappresentano a tutti gli effetti - sebbene in modalità virtuale - l’identità di una persona e come tale sono sottoposti alle stesse responsabilità e godono dei medesimi diritti di un essere umano nella vita reale.
Si tratta di ricreare una società e come tale sarà necessario disciplinare le interazioni e le relazioni tra individui in maniera efficace. Uno scenario quello del metaverso che - rassicurano gli esperti - non sostituirà l’attuale world wide web con il quale entrerà in connessione e tantomeno la realtà che, almeno secondo gli auspici, troverà beneficio dall’universo digitale a livello sociale, economico e culturale.
Il metaverso apre infatti una serie di scenari non solo connessi ai diversi campi di applicazione o sul fronte dell’esperienza dell’utente, ma anche sul piano normativo. Gli interrogativi che pone rispetto alla governance spaziano da quale sarà l’autorità designata che formulerà le leggi che disciplinano questa realtà digitale e le farà rispettare a quali saranno i diritti le responsabilità degli utenti/avatar che lo popoleranno. Il tema della privacy assume un’importanza centrale considerando l’enorme mole di dati personali che circoleranno ed il valore di cui godranno per le imprese che faranno business grazie alla loro raccolta e trattamento.
Per questa ragione è fondamentale muoversi quanto prima verso la regolamentazione di questa nuova dimensione digitale. L’Unione europea si sta infatti muovendo per formulare un regolamento in grado di disciplinarne l’utilizzo e soprattutto di tutelare i dati degli utenti. Quattro al momento sono le proposte di regolamento su cui si stanno concentrando le valutazioni: proposta di Regolamento EU 112/2018 focalizzata sulla equità e trasparenza per gli utenti commerciali dei servizi di intermediazione online; proposta Regolamento 850/2020 relativo a un mercato unico dei servizi digitali; proposta di Regolamento 842/2020 sui mercati equi e contendibili nel settore digitale e, infine, proposta di Regolamento 106/2020 relativo a regole armonizzate sull’intelligenza artificiale (AI).
Proprio su quest’ultima, ovvero la Legge sull’Intelligenza Artificiale, convergono le principali aspettative per il raggiungimento del corretto equilibrio tra gli aspetti tecnologici, la sicurezza e la protezione dei dati.
Metaverso: non solo una questione di privacy - Senza dubbio il metaverso rappresenta una delle più grandi sfide che dovrà affrontare il General Data Protection Regulation. Il massiccio tracciamento di dati personali degli utenti dovrà necessariamente trovare un equilibrio - anche se pare alquanto arduo - con il principio di minimizzazione dei dati, la cui raccolta nella maggior parte dei casi supera le necessità delle finalità dichiarate.
Sarà fondamentale settare adeguatamente le piattaforme in modo che gli utenti possano rilasciare il proprio consenso dopo essere state preventivamente informati rispetto al trattamento dei dati effettuato e dopo essere stati posti nelle condizioni di verificarlo ed eventualmente revocarlo.
Certamente non basterà un flag sul consenso per garantire la conformità delle piattaforme, restano aperte una serie di questioni che la normativa attuale e quella in divenire dovranno disciplinare e cercare di prevenire: dalla tutela dell’identità, alla libertà di espressione, all’individuazione e condanna dei reati e dei comportamenti scorretti degli utenti fino al furto di dati personali.
di Valentina Frediani (Quotidiano Ipsoa)