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Allarme sociale sull’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale: dobbiamo crederci?

Prima una lettera aperta pubblicata dal Future of Life Institute, dove un nutrito gruppo di studiosi e ricercatori incluso Elon Musk hanno chiesto uno stop di almeno sei mesi nello sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale come ChatGPT, sottolineando le conseguenze preoccupanti al quale questa evoluzione potrebbe portare, definita da alcuni come "scenario Terminator" in riferimento al celeberrimo film di fantascienza con Arnold Schwarzenegger, poi l’intervento della nostra Autorità Garante per la protezione dei dati personali che fa da apripista ad altri interventi dei garanti europei contro ChatGPT in tema di violazione della privacy, adesso la più recente lettera di Sam Altman, amministratore delegato di OpenAI e creatore di ChatGPT, Demi Hassabis, amministratore delegato di Google DeepMind, Dario Amodei di Anthropic e anche Geoffrey Hinton e Yoshua Bengio, vincitori del Premio Turing 2018 e battezzati padrini dell'intelligenza artificiale i quali ritengono che addirittura l’IA potrebbe portare all’estinzione dell’umanità.

Bè, credo ormai sia evidente che qualcosa non va ed esiste un vero e proprio movimento che apparentemente prende le distanze dai sistemi di IA ed è portato avanti, guarda caso, proprio dai maggiori sostenitori e produttori di sistemi di intelligenza artificiale.

Con esclusione del nostro Garante il quale effettivamente ha individuato specifiche criticità di questi sistemi come nel caso di ChatGPT formalmente risolti, credo che queste iniziative abbiano ben altre finalità rispetto a quelle di avvisare l’umanità sui pericoli nascosti dell’IA. In realtà le finalità sono proprio opposte, poiché attraverso questi annunci allarmanti si cerca di trasmettere alla collettività un messaggio ben chiaro ed evidente e cioè quali siano le enormi potenzialità di questi sistemi nascondendo dietro una pur legittima preoccupazione un fine promozionale nemmeno tanto subliminale.

Si, è vero che tra poco vedrà la luce il tanto annunciato e temuto Regolamento europeo sull’IA che introdurrà inevitabilmente forti limitazioni all’utilizzo dell’IA ed ormai stiamo leggendo da più parti documenti europei l’ultimo è la Risoluzione del Parlamento europeo del 3 maggio 2022 sull'intelligenza artificiale in un'era digitale che manifestano grosse preoccupazioni su applicazioni distorte dell’IA che possano minacciare la nostra sicurezza, ivi compresi la sorveglianza, la disinformazione e il punteggio sociale.

Ma questi grossi personaggi, Elon Musk in testa, sanno bene che di fronte all’antico dilemma se regolamentare o meno l’IA una soluzione assoluta vincente non esiste in quanto c’è il forte timore da parte di molti che una legislazione prematura ed invadente possa ostacolare il progresso scientifico ed annullare potenziali vantaggi o peggio ancora causare inefficienze economiche o altro.

Allo stesso tempo, in qualche modo paradossalmente, si ammette che la mancanza di un ambiente giuridico affidabile e sicuro possa ugualmente ostacolare l'innovazione tecnologica. Tale difficile situazione mina sicuramente la certezza del diritto ed induce la gente ad agire in un settore ambiguo in cui i diritti e le responsabilità non sono preventivamente individuabili.

Avv.Michele Iaselli, Coordinatore del Comitato Scientifico di Federprivacy

(Nella foto: l'Avv.Michele Iaselli, Coordinatore del Comitato Scientifico di Federprivacy)

Ergo, il compromesso migliore sta in un intervento normativo fondamentale per ottenere un quadro giuridico che sia in grado di supportare un costante progresso scientifico senza mai porsi come ostacolo allo sviluppo tecnologico. Ma leggi e regolamenti nel settore dell’IA saranno essenziali anche per consentire un effettivo sviluppo di un mercato competitivo.

L'ambizione dell'Unione europea, ma di tutto il panorama internazionale è quella di promuovere l'innovazione nel mercato interno ed è fin troppo chiaro che l’IA reciti un ruolo strategico, e tutte le istituzioni vi stanno dedicando una notevole attenzione. Ma in questo settore il mercato è proprio nelle mani di coloro i quali adesso sembrano stiano denigrando l’utilizzo dell’IA.

L’intento è evidente e cioè quello di far crescere l’attenzione e l’interesse per queste tecnologie ben sapendo che l’utilizzo delle stesse dovrà essere regolamentato da un sistema normativo che dovrà combinare più strumenti: norme giuridiche, norme e standard tecnici, codici di condotta, best practices e principalmente regole di mercato. In questo modo sarà possibile garantire la certezza, la flessibilità, la precisione ed anche l'interpretazione più corretta di fronte a determinati dubbi e perplessità.

Piuttosto che un sistema non prevedibile e completamente autonomo, con le giuste norme, tutele e regolamenti, l'IA può diventare uno strumento esclusivo per l'elaborazione dei dati in grado di rivoluzionare i sistemi per il bene della collettività.

Solo le applicazioni di IA ad alto rischio dovranno essere rigorosamente regolamentate in modo da ottenere un margine di manovra per l'innovazione ed evitare oneri normativi. Inoltre, l'intelligenza artificiale dipende interamente da dati di elevata qualità. Gli attuali quadri non prevedono un accesso tempestivo e una condivisione sufficiente dei dati, che devono essere rivisti e ampliati. Questo sarà sicuramente uno degli aspetti più problematici dell’IA da risolvere sul fronte dell’integrità e della protezione dei dati.

Note sull'Autore

Michele Iaselli Michele Iaselli

Coordinatore del Comitato Scientifico di Federprivacy. Avvocato, docente di logica ed informatica giuridica presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II. Docente a contratto di informatica giuridica presso LUISS - dipartimento di giurisprudenza. Specializzato presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II in "Tecniche e Metodologie informatiche giuridiche". Presidente dell’Associazione Nazionale per la Difesa della Privacy. Funzionario del Ministero della Difesa - Twitter: @miasell

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