NEWS

L'app 'Immuni' alla prova delle Linee Guida 4-2020 dell'European Data Protection Board

Una tabella per mettere a confronto le cautele/caratteristiche definite per la 'app' “Immuni” dall'art. 6 (“sistema di allerta Covid-19”) del Decreto Legge n. 28 del 30 aprile 2020 con i principali requisiti definiti dall'European Data Protection Board (Comitato europeo per la protezione dei dati) nelle recenti Linee Guida n. 4/2020 (l'adozione è del 21 aprile scorso) sull'uso dei dati di localizzazione e degli strumenti per il tracciamento dei contatti nel contesto dell’emergenza legata al Covid-19.

Le app possono essere utili per monitorare la diffusione del Covid-19 ma devono rispettare la privacy degli individui

Un 'work in progress' aperto a contributi e ad appunti anche dissonanti, per comprendere quali siano o possano essere i punti critici di “Immuni”, alla luce di un documento autorevole quale quello proposto dal Comitato europeo.

La pandemia da Covid-19 può essere considerata come un involontario, gigantesco 'stress-test' per il Governo italiano e per le istituzioni pubbliche interessate, in grado di rivelare al cittadino quanta e quale riserva di cultura garantista – e, più specificamente, 'privacysta' - esse siano capaci di esprimere.

“Immuni” dovrà convincere, secondo vari e concordi pareri, almeno il 60/70% della popolazione e per farlo dovrà offrire certezze, garanzie, perché – come scrive il Comitato europeo - “a nessuno dovrebbe essere chiesto di scegliere tra una risposta efficace all'attuale crisi e la tutela dei diritti fondamentali”.

La tabella è composta da n. 2 colonne: in quella sinistra sono articolati, in successione, i punti delle Linee Guida (ritenuti) rilevanti per il caso specifico; nella colonna destra sono riportati i periodi o commi dell'art. 6 del D.L. 28/2020 e/o considerazioni/appunti circa il suo contenuto, in quanto correlati/correlabili ai contenuti delle Linee Guida a fianco.
A ciascun lettore il compito di trarre, allo stato, le prime conclusioni.

Note sull'Autore

Paolo Marini Paolo Marini

Avvocato in Firenze, consulente di imprese e autore di libri, commenti, note a sentenze e altri contributi, impegnato nei settori del diritto e della procedura civile, della normativa in materia di protezione dei dati personali e sulla responsabilità amministrativa degli enti e delle persone giuridiche.

Prev Il Coordinamento dei DPO del Servizio Sanitario Regionale in Sicilia compie un anno: un esempio virtuoso da imitare
Next Se l'incarico di Dpo è affidato a una società il suo referente non deve essere per forza un dipendente

App di incontri e rischi sulla privacy

Mappa dell'Italia Puglia Molise Campania Abruzzo Marche Lazio Umbria Basilicata Toscana Emilia Romagna Calabria

Rimani aggiornato gratuitamente con la nostra newsletter settimanale
Ho letto l'Informativa Privacy