Ho scaricato dal sito del Comune di Agropoli l'ordinanza sindacale cui Lei fa riferimento, che è del 28 marzo u.s.
Debbo esimermi da una puntuale disamina dei “visto”, dei “considerato”, dei “tenuto conto”, ecc. che precedono il fatidico “ordina” (ci vorrebbe un bel po' di tempo...) e concedere così, in via del tutto ipotetica e provvisoria, che sussistano i presupposti logico-formali, di diritto pubblico e amministrativo, per l'emanazione di un simile provvedimento.
Se anche si voglia dare per scontato (come dunque non è) tutto questo, ebbene io ritengo che chi si occupa di diritto (termine cui ricorro qui nel suo senso più alto) non possa non valutare un provvedimento siffatto anche per il risultato finale cui perviene, come nella fattispecie, anzitutto in punto di compatibilità con la DIGNITA' e/o la LIBERTA' degli individui (mi viene da pensare all'art. 2 della Costituzione); e, non da ultimo, certo, anche con le normativa a tutela delle persone fisiche, con riguardo ai trattamenti di dati personali (che alla dignità e alla libertà delle stesse si riconnettono o dovrebbero riconnettersi, finalisticamente).
L'ordinanza in questione, anche solo limitando la valutazione al profilo della 'data protection', è - ad avviso di chi scrive - gravemente carente. Basti pensare che, a fronte della tipologia/natura del trattamento e alle modalità di svolgimento che va ad imporre, l'unico cenno ad esigenze di protezione dei dati è in quel laconico “tali dati verranno inviati telematicamente, in modalità riservata e protetta, al Comune di Agropoli”. Che vuol dire, sostanzialmente, nulla. I cosiddetti “interessati” non sembrano avere diritto neppure ad uno straccio di informativa.
Bisogna dirlo: l'uso della causale “Covid-19” rischia di aprire il varco (o lo sta già facendo) ad una normativa e/o ad una prassi emergenziale capace di passare in poco tempo, come per magia, un colpo di spugna sull'intero armamentario di presidi, cautele, misure (fors'anche troppe e/o troppo minuziose e/o pericolosamente complesse) impostato per scongiurare l'utilizzo disinvolto, arbitrario, di informazioni personali in quanto capace di compromettere la libertà e i diritti delle persone (e non solo su tale armamentario, evidentemente).
Mi pare che lo stesso Garante abbia lanciato segnali/moniti abbastanza precisi in tal senso (cfr., per esempio, il contenuto dell'intervista rilasciata dal Presidente Soro a “Tiscali News” il 19 marzo u.s.).
In conclusione debbo aggiungere personalmente, all'allarme del giurista, lo sconcerto del cittadino e dell'uomo.