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A pochissimi giorni dalla scoperta del massiccio furto di dati personali perpetrato ai danni di Facebook che ha coinvolto mezzo miliardo di utenti nel mondo, stavolta a fare le spese dei criminali informatici è Linkedin, il social network professionale per eccellenza usato principalmente nello sviluppo delle relazioni di lavoro. Un enorme archivio contenente dati presumibilmente trafugati da 500 milioni di profili Linkedin è stato infatti messo in vendita online, con altri 2 milioni di record esibiti come campione di prova di autenticità dall'autore del post che ne ha dato l’annuncio su un popolare forum di hacking.

Il Garante per la protezione dei dati personali ha avviato un’istruttoria nei confronti di Linkedin a seguito della violazione dei sistemi del social network che ha determinato la diffusione di dati deglI utenti, compresi ID, nominativi completi, indirizzi email, numeri di telefono, collegamenti ad altri profili LinkedIn e a quelli di altri social media, titoli professionali e le altre informazioni lavorative inserite nei propri profili dagli utenti.

È LinkedIn l’ultimo bersaglio colpito dai pirati informatici, che sono riusciti ad appropriarsi di un enorme archivio di dati personali di circa 500 milioni di utenti del social network professionale per eccellenza, i quali sono stati loro malgrado trattati come merce svenduta a prezzi di saldo su un popolare forum di hacking.

Mercoledì, 28 Aprile 2021 06:42

Ora le spie corrono su Linkedin

Bye bye Mata Hari, affascinante e inarrestabile 007 d’altri tempi. Oggi segreti e informazioni confidenziali degli altri si cercano su Linkedin. O, almeno, questo è l’allarme lanciato dal MI5, il servizio segreto britannico. La notizia rimbalza dalla BBC che riferisce di un rapporto dei servizi segreti di Sua Maestà, appunto, secondo i quali, negli ultimi cinque anni almeno dieci mila cittadini inglesi sarebbero stati bersaglio di operazioni di intelligence promosse da Governi stranieri nel tentativo di accaparrarsi segreti di Stato e informazioni confidenziali. E, tutto, sarebbe avvenuto online.

Il presidente di Federprivacy intervistato su Rai 4

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