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Visualizza articoli per tag: dating

Il 48% degli italiani vuole avere rapporti amorosi solo con chi è già vaccinato. Questo è almeno quello che emerge da una ricerca commissionata da Kaspersky sul comportamento di 18 mila utenti delle app per il dating online. Il dato dimostra una volta ancora come siano cambiate le nostre abitudini a causa della pandemia, e non è certo un segreto che durante i mesi di isolamento le persone hanno trascorso più tempo sulle app di incontri.

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Un'enorme mole di fotografie, registrazioni audio, chat private, ricevute di pagamento per "prestazioni particolari", ed altre informazioni sessualmente esplicite di almeno centomila utenti di varie app di incontri sessuali erano online e potenzialmente accessibili da chiunque. La scoperta è stata fatta dai ricercatori di Vpn Mentor che hanno trovato i dati sensibili in un archivio di 845 gigabyte con quasi 2,5 milioni di record interamente ospitato su un singolo account di Amazon Web Services (AWS), e probabilmente riconducibile ad un unico sviluppatore denominato "Cheng Du New Tech Zone", il quale è menzionato in modo ricorrente nei database rinvenuti sul web dagli esperti di sicurezza informatica.

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Sono finiti alla gogna online e adesso si trovano a rischio di estorsioni oltre 470mila sventurati utenti frequentatori di un sito per adulti di escort molto attivo con oltre 12,5 milioni di post che gli iscritti hanno pubblicato nella community per lasciare recensioni e raccontare le loro esperienze avute durante gli incontri a pagamento con le accompagnatrici di lusso.

Ecco perchè non è una buona idea per chi usa le app di dating lasciare che un algoritmo – chiunque ci sia dietro – arrivi a conoscere così bene le nostre emozioni, i nostri desideri più intimi e il nostro cuore.

La Corte europea dei diritti umani ha stabilito che i messaggi privati pubblicati dal proprio coniuge su un sito di incontri possono essere usati nella causa di divorzio, sempreché la divulgazione della corrispondenza abbia un effetto limitato sulla sua privacy. Per la Cedu dunque non vi è alcuna violazione dell'articolo 8 (Diritto al rispetto della vita privata e della corrispondenza) della Convenzione europea sui diritti umani nel caso di presentazione in giudizio della corrispondenza online del coniuge al fine di stabilire una responsabilità condivisa nella separazione.

Un'enorme vulnerabilità nell'app per incontri "3fun" ha permesso a chiunque di ottenere dati personali,comprese le informazioni delle chat, le foto private, ed anche i dati relativi alla posizione gps in tempo reale degli 1,5 milioni di utenti iscritti al servizio.

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Durante la pandemia il dating online si è affermato come nuovo fenomeno culturale, e milioni di utenti si sono abituati a cercare l’anima gemella o scappatelle sessuali attraverso una app. Ci sono tuttavia molti che hanno già preso le prime scottature, non tanto a livello sentimentale quanto vedendo calpestata la propria privacy proprio quando erano intenti a scambiarsi informazioni e immagini che dovrebbero rimanere strettamente confidenziali.

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Il Garante privacy sanziona per 200 mila euro il gestore di un noto sito di dating online, per aver violato i dati personali di circa 1 milione di iscritti. È la prima volta che l’Autorità adotta un provvedimento nei confronti di un sito di incontri.

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Grindr, l'app di dating più utilizzata al mondo dalla comunità lgbt+, è stata denunciata per aver condiviso informazioni strettamente personali dei suoi utenti, come lo status HIV, con soggetti di terze parti.

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OkCupid, una delle dating app più popolari del momento, è finita sotto la lente d’ingrandimento per alcune gravi lacune di sicurezza che se sfruttate avrebbero potuto mettere in serio pericolo la privacy dei suoi oltre 50 milioni di utenti. Secondo un gruppo di ricerca di Cyber Security, le criticità avrebbero potuto portare alla compromissione di tutto il profilo dell’utente, compresi messaggi, ma anche orientamento sessuale, indirizzo e le risposte alle domande che l’applicazione utilizza per meglio profilare i suoi utenti. I ricercatori dell’americana Check Point, che per primi hanno portato alla luce le vulnerabilità, hanno seguito alla lettera i dettami di Responsible Vulnerability Disclosure, informando con largo anticipo l’azienda che ha provveduto a correggere i difetti nella propria applicazione.

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Il presidente di Federprivacy a Report Rai 3

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