Corte di Giustizia UE: la geolocalizzazione delle chiamate di emergenza è un diritto dei cittadini
A poco più di due settimane dalla tragedia del turista francese morto in Cilento e dalle polemiche seguite al mancato tempestivo arrivo dei soccorsi a causa dell’impossibilità di identificare la posizione del ragazzo attraverso la sua chiamata al 112, rimbalza dal Lussemburgo una Sentenza della Corte di Giustizia con la quale i Giudici del Lussemburgo ricordano che tutti i Paesi membri dovrebbero aver implementato già da tempo un sistema che consente l’identificazione della posizione di chi chiede soccorso attraverso gli smartphone e che gli operatori telefonici sono obbligati dalla Direttiva sul servizio universale a porre a disposizione del servizio di pronto soccorso, gratuitamente, i dati relativi alla posizione di chi chiama il 112.
All’origine della Decisione una vicenda drammatica consumatasi in Lituania: una ragazza rapita, violentata e uccisa che ha invano composto per ben dieci volte il numero europeo di pronto intervento che, tuttavia, non è riuscito a localizzarla in tempo.
La famiglia che accusa lo Stato di averla lasciata morire a causa della mancata implementazione delle regole europee e, nella sostanza, per inefficienza tecnologica.
E, i Giudici europei, norme alle mani, mettono nero su bianco che ogni Paese dell’Unione dovrebbe fare in modo – e non solo scrivendo le relative regole ma anche implementandole – da garantire al numero europeo di pronto intervento la geolocalizzazione di ogni chiamata in entrata anche quando proveniente da un telefonino privo della relativa SIM.
E, in effetti, bisogna dirselo chiaramente senza tanti giri di parole né ipocrisie: nel 2019 lasciar morire una persona per colpa dell’inefficienza tecnologica di uno Stato è semplicemente assurdo, inaccettabile, inammissibile.
Specie quando, come in questo caso - e, probabilmente persino a prescindere dal ruolo degli operatori di telecomunicazione - la tecnologia capace di salvare la vita in centinaia di migliaia di occasioni è elementare, a portata di click, pronta all’uso alla sola condizione di porre la soluzione del problema in cima alla lista delle priorità del Paese.
È, o potrebbe essere, la stessa tecnologia con la quale - quando consapevolmente e quando inconsalpevolmente - ci lasciamo geolocalizzare da centinaia di fornitori di servizi privati per fruire dei più disparati servizi commerciali.
È un problema da risolvere e da risolvere in fretta. È una questione di civiltà prima che di diritto e di regole nazionali e europee e la soluzione è a distante da noi solo qualche bit di buona volontà.
Fonte: L'Espresso - Articolo di Guido Scorza
(L'intervento di Guido Scorza all'8° Privacy Day Forum)