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Visualizza articoli per tag: lavoro

Non sono mancate in dottrina (e sussistono, tuttora) opinioni formatesi nel senso di sostenere come, con l'innesto della tutela del patrimonio aziendale tra le finalità tipiche ex art. 4, comma 1, Legge 300/1970 (c.d. Statuto dei Lavoratori), entro le quali, a condizione di un accordo sindacale o della autorizzazione amministrativa, è concesso al datore di lavoro di installare impianti dai quali possa derivare il controllo a distanza dell’attività dei lavoratori, la categoria dei controlli difensivi, di fonte giurisprudenziale, non ha/avrebbe più ragione di esistere.

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In un contesto lavorativo dove tecnologie sempre più sofisticate e sistemi di intelligenza artificiale si stanno progressivamente affermando come strumenti a disposizione del datore di lavoro per diverse finalità, l’utilizzo della posta elettronica e di internet restano indispensabili per l’esecuzione di tutte quelle mansioni lavorative.

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Dal Garante della Privacy un documento di indirizzo, aggiornato e modificato a seguito della consultazione pubblica cui lo stesso è stato sottoposto, sui programmi e servizi informatici di gestione della posta elettronica nel contesto lavorativo e il trattamento dei metadati delle email dei dipendenti.

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Sabato, 12 Dicembre 2020 17:02

Privacy & BYOD: una questione complessa

Le esigenze lavorative ed aziendali sono in continua evoluzione, l’effetto, dilagante, della digitalizzazione dell’impresa e la crescente tendenza alla consolidazione nella cultura lavorativa italiana dello smart working o di forme analoghe pongono, quotidianamente, l’impresa davanti ad una serie di scelte importanti. Tra queste rientra, certamente, l’acquisto di attrezzature informatiche utili ai lavoratori per svolgere la propria attività. Ma questa non è l’unica scelta strategica, infatti, l’azienda potrebbe adottare, quale politica aziendale, l’implementazione di sistemi di c.d. “Bring Your Own Device” (noto anche come BYOD).

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Il video integrale del seminario online gratuito "Privacy & Lavoro nell'era degli algoritmi" svoltosi giovedì 15 febbraio 2024 a cui hanno parteciperanno Ginevra Cerrina Feroni, Vice Presidente del Garante per la protezione dei dati, e vari esperti della materia autori del nuovo volume “Privacy e gestione del personale” edito da Teleconsul con il patrocinio della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro.

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Uno fra gli ambiti di maggiore novità in materia di controlli datoriali, continua certamente ad essere rappresentato dal c.d. Jobs Act e – più nello specifico – dal particolare regime di legittimità assegnato ai controlli effettuati sui beni strumentali affidati al dipendente in ragione delle sue mansioni.

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Sarà disponibile da gennaio nelle migliori librerie giuridiche la nuova edizione 2024 del libro “Privacy e gestione del personale”, a cura di Nicola Bernardi e Andrea Sitzia con l'introduzione di Ginevra Cerrina Feroni, Vice Presidente del Garante della protezione dei dati personali, edito da Teleconsul con il patrocinio della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro.

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Le sanzioni disciplinari sono comminate esclusivamente dal datore di lavoro di norma per tramite l’ufficio personale, sulla base del contratto di lavoro (eventualmente integrato) ed a seguito di accordi con le parti sociali. Non va però dimenticato che INAIL/INPS, e ATS rivestono il ruolo di pubblici ufficiali e nel caso di ispezione possono sanzionare anche il lavoratore per mancata ottemperanza alla normativa (ad esempio non indossa i DPI previsti) così come il datore di lavoro per mancata sorveglianza.

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Che impatto ha l’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro? Possiamo dire che esiste oggi una vera e propria ricca casistica su questo argomento, che delinea un orientamento che il Garante e le Corti hanno tracciato e anche modificato negli ultimi anni, adeguandolo al progresso scientifico e pure a un diverso sentire sociale delle generazioni di nativi digitali affacciatesi in un mondo del lavoro completamente diverso e molto distante da quello del passato.

Se un documento con dati personali viene pubblicato per un errore materiale o anche per poco tempo, il titolare del trattamento deve risarcire per il danno cagionato alla persona. Nella vicenda trattata dalla Corte di cassazione nella recente ordinanza 13073/2023 un ente pubblico aveva proposto ricorso per cassazione contro la sentenza con la quale il Tribunale l'aveva condannato a risarcire i danni cagionati a una propria dipendente a causa di un trattamento illecito di dati personali.

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Il presidente di Federprivacy al TG1 Rai

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