Anche la Francia bacchetta Google Analytics sulla non conformità al Gdpr
Se inizialmente le criticità sollevate in Austria sulla non conformità al Gdpr dei siti web che utilizzano Google Analytics potevano sembrare un fenomeno isolato, adesso la questione sta prendendo una piega tale da iniziare a preoccupare seriamente le società che sui propri siti utilizzano il sistema di statistiche di Big G.
Infatti, appena due settimane dopo la decisione della Datenschutzbehörde, secondo cui l'utilizzo di Google Analytics sui siti web europei viola il Gdpr, adesso anche l'Autorità per la protezione dei dati d’oltralpe (CNIL) ricalca la decisione dell’omologa austriaca e ordina a un sito web francese di conformarsi al Regolamento UE sulla protezione dei dati personali.
Entrambe le decisioni sono una conseguenza delle 101 denunce presentate da noyb dopo la sentenza della Corte di Giustizia che aveva invalidato il Privacy Shield. A seguito dell’intervento della CNIL sulla questione riguardante Google Analytics, l’Avv. Max Schrems, che è il presidente onorario della ong austriaca noyb, ha dichiarato:
"È interessante vedere che le diverse autorità europee per la protezione dei dati personali giungono tutte alla stessa conclusione: l'uso di Google Analytics è illegale. Esiste una task force europea e assumiamo che questa azione sia coordinate e altre autorità decideranno in modo simile ”.
E viste le posizioni che negli ultimi tempi stanno assumendo le autorità di controllo dell’Ue, pare che i fatti diano ragione all’attivista austriaco, e decisoni simili da parte di altri garanti potrebbero estendersi a macchia d'olio nei vari paesi europei.
Benché ci sarebbero molte alternative a Google Analytics, attualmente esso rimane il programma di statistiche più diffuso per i siti web ospitati sui server europei, i quali trasmettono però a Google i dati personali dei propri utenti a Google.
Il fatto che le autorità per la protezione dei dati possano progressivamente dichiarare illegali tali servizi statunitensi, indurrà probabilmente le società europee titolari di siti web a individuare opzioni sicure e legali, come il ricorso ad hosting stabiliti dentro il perimetro dell’UE, o comunque che non abbiamo sede negli Stati Uniti, e questo potrebbe provocare una fuga dal sistema di analytics di Big G, o comunque favorire gli hosting provider paneuropei che offrono servizi analoghi che garantiscono la conformità al Gdpr.