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Il Tribunale di Namur, in Vallonia, dichiara illegale il Green Pass e riaccende lo scontro sul certificato vaccinale e le misure per contrastare la pandemia di Covid. I giudici della capitale della regione francofona del Belgio bocciano le misure anti-Coronavirus e intimano alle autorità locali di ritirare le disposizioni in vigore, pena una multa giornaliera da 5.000 euro per ogni giorno. E’ stata accolta l’istanza dei cittadini dell’associazione "Notre Bon Droit".

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Il Garante belga per la protezione dei dati personali ha chiesto chiarimenti e garanzie alla Regione Bruxelles, determinata a estendere dal 1° ottobre l’uso del Green pass a luoghi pubblici al chiuso ed esercizi commerciali. In particolare, l’authority per la privacy ha chiesto al governo regionale di dimostrare che i vantaggi forniti dall'estensione del certificato superino gli svantaggi e i rischi di discriminazione. Il garante ha inoltre preteso esplicitamente che venga vietata qualsiasi raccolta diretta o indiretta di dati personali.

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L'obbligo di esibire il green pass per andare a lavorare non viola il diritto alla riservatezza dei docenti e non si pone nemmeno in contrasto con il diritto alla salute. Lo ha stabilito il presidente della terza sezione del Consiglio di Stato, Franco Frattini, con due decreti gemelli pubblicati il 30 ottobre scorso (9153 e 9154/2021). I ricorsi erano stati presentati da alcuni insegnanti, che avevano impugnato i provvedimenti con i quali è stato introdotto l'obbligo della certificazione verde. Ed erano già stati rigettati con ordinanze collegiali dal Tar del Lazio.

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La richiesta del green pass non comporta la violazione della riservatezza dei dati sanitari. Lo ha stabilito la Terza sezione del Consiglio di Stato (Pres. Lipari; Est. Fedullo) con l'ordinanza n. 5130 depositata il 17 settembre 2021, respingendo l'appello sollevato da quattro cittadini italiani nei confronti dell'ordinanza cautelare del Tar Lazio n. 04281/2021, che a sua volta aveva dato loro torto.

Problemi di riservatezza sul green pass al lavoro. Il Garante della Privacy ha segnalato a Parlamento e Governo alcune criticità, in merito alla possibilità che il lavoratore consegni copia della certificazione verde al datore di lavoro.  Le possibili falle nella normativa in fatto di riservatezza dei dati personali sono contenute in una comunicazione firmata dal presidente dell'autorità Pasquale Stanzione:

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Sono pervenute al Garante della Privacy segnalazioni di cittadini che lamentano l’uso da parte di albergatori o datori di lavoro dell’app per il green pass rafforzato invece che la versione base. In questo modo chi ha effettuato un tampone e può quindi legittimamente accedere all’albergo o al luogo di lavoro, si vede precluso l’ingresso perché la sua certificazione verde risulterà non valida.

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Il Garante ha espresso, in via d’urgenza, parere favorevole sullo schema di Dpcm che introduce nuove modalità di verifica del green pass in ambito lavorativo pubblico e privato. Lo schema di decreto, da adottare di concerto con il Ministro della salute, il Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale e il Ministro dell’economia e delle finanze, tiene conto delle interlocuzioni con l’Ufficio del Garante al fine di assicurare, nel rispetto della libertà di scelta in ambito vaccinale, sia il corretto adempimento degli obblighi di verifica da parte dei datori di lavoro pubblici e privati, sia il rispetto della disciplina di protezione dei dati personali e della disciplina di settore, europea e nazionale, in materia di certificazioni verdi.

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Via libera del Garante per la protezione dei dati personali alle regole che disciplinano l’accesso telematico ai servizi della Pubblica amministrazione, anche attraverso l’uso della App IO. L’Autorità ha espresso parere favorevole sullo schema di Linee guida predisposte dall’Agenzia per l’Italia digitale (AgID). Il documento definisce le modalità di realizzazione e di funzionamento del punto di accesso telematico per consentire alle pubbliche amministrazioni e ad altri soggetti erogatori di rendere disponibili agli utenti i propri servizi (avvisi di scadenze, pagamenti, certificazioni, ecc.).

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Il 16 marzo 2022 l'European Data Protection Board (EDPB) e il Garante Europeo per la Protezione dei Dati (EDPS) hanno adottato un parere congiunto sulle proposte della Commissione Europea di prorogare di 12 mesi l'attuale Regolamento sul certificato digitale Covid dell'UE e di modificare alcune disposizioni, come l'ampliamento delle tipologie di test accettati nell'ambito dei viaggi all'interno dell'UE e chiarendo che i certificati di vaccinazione dovrebbero contenere il numero di dosi somministrate al titolare, indipendentemente dallo Stato membro in cui sono state somministrate.

Il Governo ha appena varato il decreto-legge n. 127/2021 che prevede l'obbligo di certificazione verde per accedere ai luoghi di lavoro. A mente dell'art. 3, i datori di lavoro hanno fino al 15 ottobre 2021 (data di decorrenza delle prescrizioni contenute nel provvedimento) per predisporre il sistema di controlli cui sono proposti. Essendo circolata la bozza del decreto-legge diverse ore prima della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, le aziende più previdenti hanno già incominciato a elaborare i protocolli di controllo e si sono trovate a risolvere alcune questioni di non secondaria importanza.

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Il presidente di Federprivacy a Report Rai 3

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