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La lente del Garante sull'intelligenza artificiale cinese di DeepSeek: possibile rischio per i dati personali di milioni di persone

Il Garante per la protezione dei dati personali ha inviato una richiesta di informazioni a Hangzhou DeepSeek Artificial Intelligence e a Beijing DeepSeek Artificial Intelligence, le società che forniscono il servizio di chatbot DeepSeek, sia su piattaforma web che su App.

L'assistente di intelligenza artificiale creato dalla startup cinese DeepSeek è diventato l'applicazione più scaricata nell'app store statunitense di Apple durante il fine settimana, spiazzano la Silicon Valley e facendo crollare il prezzo dei principali titoli tecnologici.

La lente del Garante è adesso su Deepseek per varie criticità sulla privacy degli utenti, a partire dal fatto che i dati personali degli utenti sono ospitati su server ubicati in Cina, come si legge nella policy.

Inoltre, DeepSeek raccoglie una grande quatità di dati dagli utenti, tra cui messaggi e contenuti delle interazioni, tutte le conversazioni e input forniti dall’utente potrebbero essere registrati, le informazioni sul dispositivo come dati relativi al sistema operativo, tipo di dispositivo e indirizzo IP vengono raccolti per tracciare l’attività.

Non è neanche evidente se DeepSeek sia conforme al GDPR applicato nell’Unione Europea, che garantisce diritti come l’accesso ai dati, la possibilità di rettifica e la richiesta di cancellazione, e se abbia designato un Data Protection Officer.

L’Autorità, considerato l’eventuale alto rischio per i dati di milioni di persone in Italia, ha chiesto alle due società e alle loro affiliate di confermare quali siano i dati personali raccolti, da quali fonti, per quali finalità, quale sia la base giuridica del trattamento, e se siano conservati su server collocati in Cina.

Il Garante, inoltre, ha chiesto alle società che tipo di informazioni vengano utilizzate per addestrare il sistema di intelligenza artificiale e, nel caso in cui i dati personali siano raccolti attraverso attività di web scraping, di chiarire come gli utenti iscritti e quelli non iscritti al servizio siano stati o vengano informati sul trattamento dei loro dati.

Entro 20 giorni le società dovranno fornire all’Autorità le informazioni richieste.

Fonte: Garante Privacy

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