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Visualizza articoli per tag: accesso civico

L'istituto dell'accesso civico generalizzato agli atti ed informazioni dell'amministrazione pubblica deve essere considerato come estrinsecazione di una libertà o ancor meglio di un bisogno di cittadinanza attiva e consapevole i cui confini devono tuttavia essere tracciati attraverso una stretta interpretazione della disciplina.

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Il cittadino che vuole ottenere l'ostensione completa degli atti di valutazione dei dirigenti municipali deve inoltrare una domanda qualificata all'amministrazione comunale ai sensi della legge 241/1990. Non basta infatti una semplice richiesta di accesso civico formalizzata in riferimento al dlgs 33/2013. Lo ha chiarito il Garante della privacy con il parere n. 147 del 29 luglio 2020. Un utente ha richiesto al responsabile della trasparenza di un comune toscano l'accesso civico a tutti i documenti di valutazione dei dirigenti.

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Il giudice della Corte Suprema americana Damon Keith sosteneva che “la democrazia muore dietro le porte chiuse della Pubblica Amministrazione”. Oggi i cittadini di molti paesi, in Italia dal 2016, dispongono di uno strumento forte per controllare e vigilare sull’azione della Pubblica Amministrazione: il Freedom of information act (FOIA) - il cui primo esempio risalirebbe alla Svezia del 18° secolo - ovvero della normativa volta a garantire a chiunque il diritto di accesso alle informazioni della pubblica, variamente articolata nei vari paesi in relazione modalità di esercizio e “profondità” dello stesso.

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Trasparenza della pubblica amministrazione, tanta e ben confusa. Sono (almeno) 10 i «tipi» di trasparenza e tutti con presupposti diversi e con possibili esiti differenti: se devo chiedere la copia di un atto o di un documento, o di un dato o di una informazione, può darsi che ne abbia diritto in base a una legge, e che non ne abbia diritto in base ad un'altra. Diventa importante, allora, capire quale «trasparenza» attivare per ottenere il risultato e formulare la richiesta di conseguenza.

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Il Garante privacy ha confermato la decisione dell’Università degli Studi di Firenze di negare ad una persona l’accesso civico generalizzato agli elaborati scritti, ai verbali di correzione e ai curricula dei partecipanti ad un concorso pubblico. La messa a disposizione di tale documentazione avrebbe potuto arrecare un pregiudizio concreto alla tutela dei dati personali dei partecipanti stessi.

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Il presidente di Federprivacy a Report Rai 3

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