In Italia esistono una serie di vaccini che risultano obbligatori. Alcuni lavoratori sono tenuti a vaccinarsi contro le malattie previste dalla legge e connesse all’attività svolta:
1) vaccino contro il Tetano (l’Antitetanica), obbligatorio per lavoratori agricoli, lavoratori nel settore della pastorizia e dell’allevamento di bestiame, addetti portuali, addetti alle pulizie e alla manipolazione dell’immondizia, minatori e cantonieri, addetti alla lavorazione di carta, cartone e legna e metalmeccanici e altri indicati nell’articolo 1 della legge 5 marzo 1963, n. 292, Legge 20 marzo 1968 n. 419, D.M. 16 settembre 1975, DPR 1301 del 7.9.65, DM 22.3.75
2)vaccino contro l’Epatite B, obbligatorio per il personale sanitario di nuova assunzione e per quello già impiegato in attività dove c’è il rischio di contagio;
3)vaccino antitubercolare, obbligatorio per legge per il personale sanitario che opera in reparti a rischio di esposizione della malattia, per gli studenti di medicina, per allievi e infermieri che lavorano con pazienti a rischio.
Oltre a queste vaccinazioni, ve ne potrebbero essere delle altre valutate dal datore e dal medico competente, in base al rischio biologico connesso alle mansioni svolte in azienda (a tal proposito, si veda l’articolo 279, comma 2a, D.Lgs 81/2008). Tra le più comuni ci sono le anti HBV, antiHAV e antitifica.
Ora, lasciando da parte il vaccino COVID su base VOLONTARIA, da ciò che si legge nelle FAQ recenti "
FAQ - Trattamento di dati relativi alla vaccinazione anti Covid-19 nel contesto lavorativo
" pare di capire che, in ogni caso, quindi anche nei casi di vaccini obbligatori di cui sopra, il DDL (Datore di Lavoro) non possa richiedere lo stato di vaccinazione, come adempimento di cui lo stesso DDL è il primo responsabile, ipotizzando culpa in vigilando...
Bisogna sempre e comunque lasciare trattare tali dati esclusivamente dal MC che emette l'eventuale idoneità?
Qual è la scelta più coerente e bilanciata tra diritto lavorativo e privacy?
Grazie